LA CONDIZIONE DELLA DONNA NEL RINASCIMENTO
“La natura pare qui in molti o di molti animali stata più presto crudele matrigna che madre, e d'alcuni non matrigna, ma piatosa madre.”
Leonardo Da Vinci
LA PREMESSA: Il Rinascimento
Con il termine Rinascimento viene indicato il periodo di
rinascita che si protrae dalla fine del Trecento alla prima metà del
Cinquecento.
Si trattò del periodo che pose fine al Medioevo e
diede inizio all’Età moderna.
Il Rinascimento è strettamente associato con
l’Umanesimo, per la ripresa dei grandi classici, a partire dalla riscoperta
della cultura greco-romana.
Del Rinascimento l’Italia fu centro impareggiabile.
Il ruolo della donna nel corso del Rinascimento subisce
profondi cambiamenti che conducono in due opposte direzioni: da un lato si
assiste a una maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica e agli eventi
mondani, dall’altro lato solo alle donne appartenenti alle classi sociali più
elevate era consentito, e non sempre, l’accesso agli studi accademici e il
raggiungimento di ruoli di prestigio.
LO SVOLGIMENTO:
DONNA IDEALE: Leon Battista Alberti, letterato e grande architetto del Quattrocento, in uno scritto sulla famiglia descrive le doti morali che fanno di una donna la sposa ideale:
la dignità, la
discrezione, l’onestà.
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A queste virtù si devono aggiungere capacità
pratiche: saper filare, cucire, governare la casa.
La donna deve procreare numerosi figli, essere fedele
al marito, non interferire nei suoi affari, uscire con lui e mai da sola. Non è
necessario che sia molto istruita.
Nel Cinquecento, Baldassarre
Castiglione
descrive la corte ideale ed elenca le virtù domestiche di una buona madre di
famiglia, che deve essere una padrona di casa accogliente verso gli ospiti,
deve inoltre conoscere e saper parlare di arte e di lettere.
Conserviamo molti trattati del Quattrocento e del
Cinquecento, scritti da uomini, in cui è tratteggiata l’immagine ideale della
donna.
I trattati descrivono le donne come si voleva che
fossero, non com’erano realmente.
Da essi si deduce, però, la considerazione del ruolo
delle donne nella società e all’interno della casa: esse rivestivano un ruolo
subalterno e dovevano essere spose e perfette madri di famiglia
Nella realtà le cose erano un po’ diverse; lo stesso
Alberti e altri scrittori devono ammettere che anche alle donne piaceva uscire,
chiacchierare, truccarsi, seguire le mode di cui si tenevano informate tra
loro.
La donna per
essere definita bella deve avere i capelli folti, lunghi e di un biondo caldo,
che si avvicini al bruno, la pelle lucente e chiara, gli occhi scuri, grandi ed
espressivi, con un tocco di azzurro nella cornea. Il naso aquilino, la bocca
piccola e carnosa, il mento rotondo con la fossetta, il collo tornito e lungo,
le spalle larghe, il petto turgido, le mani grandi, grassocce e morbide, infine
le gambe lunghe e i piedi piccoli.
É infatti in questo periodo che compaiono le prime
opere letterarie italiane al femminile.
Tra le poetesse e letterate del ‘500 vi è Vittoria Colonna (1490-1547), la più famosa del periodo, soprattutto per il circolo che animava e che
annoverava tra gli altri, Michelangelo Buonarroti.
L’INFANZIA: Sin dall'infanzia le bimbe venivano sorvegliate,
perché non avessero troppi contatti con i servi o gli schiavi, persone
poco raccomandabili.
Primogenita o no, la bambina nasceva in una famiglia
numerosa, sia che fosse aristocratica sia di umile condizione. Nella casa aristocratica la sua
nascita non era bene accolta, perché, anche se non c’erano problemi economici per il suo mantenimento,
non si poteva sperare che migliorasse le fortune del casato, come
potevano fare i maschi; inoltre si doveva pensare presto a una dote
proporzionata alla ricchezza della famiglia.
Le bambine dei ceti più modesti vivevano in casa e,
tra tutte, le più libere erano quelle che
stavano in campagna, dove avevano anche più occasioni
di incontrare persone.
Si legge che il duca Alfonso d’Este, quando nacque la figlia Beatrice, vietò le feste.
Si legge che il duca Alfonso d’Este, quando nacque la figlia Beatrice, vietò le feste.
L’EDUCAZIONE: L'educazione femminile
fu una vera e propria innovazione di questo periodo, anche se la
maggioranza delle persone la riteneva ancora una cosa non necessaria.
Le
bambine di rango elevato venivano educate in famiglia fino ai 7-8 anni, poi
erano affidate a un convento, dove imparavano a leggere, a scrivere, a filare e
a tessere, a cucinare e a governare la casa.
Uscite dal convento, le ragazze erano pronte ad imparare i loro doveri di
donne, per divenire delle perfette spose, sotto la guida materna.
L’ISTRUZIONE: Erano molti coloro che pensavano che per le ragazze
fosse inutile l’istruzione e le rare donne colte furono considerate con
sospetto e criticate.
Ci furono alcune donne che promossero il mecenatismo.
Isabella
d’Este fu l’animatrice della corte di Mantova.
Dal Cinquecento, tuttavia, specialmente nel Nord Europa, si diffusero istituzioni scolastiche per le ragazze della media borghesia: esse imparavano a leggere e a scrivere, oltre che a svolgere i lavori domestici.
Dal Cinquecento, tuttavia, specialmente nel Nord Europa, si diffusero istituzioni scolastiche per le ragazze della media borghesia: esse imparavano a leggere e a scrivere, oltre che a svolgere i lavori domestici.
IL MATRIMONIO: L’educazione delle ragazze era volta al matrimonio o
al convento; quelle che non seguivano queste vie, rimanevano nella casa
paterna.
Il matrimonio era il momento centrale della vita di
quasi tutte le donne. I genitori dello sposo volevano una ragazza bella e sana,
perché fosse la madre di tanti figli.
Nelle famiglie principesche i matrimoni erano
stabiliti anche per garantire accordi politici.
Nel secolo XV
l’usanza di fidanzare i figli in tenera età era diffusa anche tra le famiglie
borghesi.
Con l’affermarsi della società mercantile la dote
divenne un impegno così grosso che a Firenze venne istituito, nel secolo XV, il
“Monte delle doti”, una specie di banca comunale, alla quale i genitori versavano
i risparmi per formare, a poco a poco, la dote delle figlie.
LA VITA FAMILIARE E SOCIALE:
La donna, divenuta moglie, si rivolgeva al marito con espressioni di rispetto ed era tenuta all’obbedienza.
La vita quotidiana si svolgeva tra le occupazioni domestiche.
Gli svaghi, le feste e gli incontri erano rari anche per le donne di rango elevato. Esse
uscivano di casa soprattutto in occasione di cerimonie religiose. In una
lettera privata si legge che le donne a Roma si vedevano poco fuori di casa, ma
frequentavano tutte le chiese per i sermoni quaresimali e le funzioni.
IL LAVORO: Fuso, telaio, ago erano gli “strumenti” comuni a
tutte le donne, aristocratiche e popolane.
Si è già notato come la loro educazione fosse simile
per principesse e borghesi.
Nel Nord Europa, le donne potevano entrare nelle
corporazioni, lavorare come venditrici di bottega e artigiane.
In Italia non
erano ammesse occupazioni autonome, ma dal Medioevo fino al Quattrocento le
mogli dei mercanti, soprattutto del settore tessile, si interessavano anche all’attività
commerciale, dato che le botteghe erano annesse alle case.
Quando, durante il Rinascimento, decadde il lavoro
della bottega artigiana, le donne borghesi, che non potevano lavorare fuori
casa, si trovarono in una condizione di maggiore dipendenza.
LE DONNE SIMBOLO DEL RINASCIMENTO:
ISABELLA D’ESTE
Isabella d'Este nasce a Ferrara il 17 maggio 1474 da una nobile
famiglia, riceve un'educazione umanistica e già in giovane età è molto
acculturata e intelligente.
Con il suo stile incarna la perfezione e la bellezza così da
essere considerata la "Prima donna" del Rinascimento italiano.
Con i suoi modi di fare cordiali riesce a
stringere forti legami
d'amicizia con duchi, principi, re, artisti, musicisti, poeti e studiosi.
Oltre che a grande intellettuale è anche musicista e ha una
notevole abilità politica.
Con grande coraggio, ad
esempio, prende le
redini del potere quando il marito Francesco II è
prigioniero a Venezia, e riesce a elevare Mantova
da marchesato a ducato.
Era in buoni rapporti
anche con la Chiesa infatti riesce a far eleggere cardinale suo figlio Ercole.
Dopo una vita
travagliata muore il 13 febbraio 1539 all'età di sessantaquattro anni.
MARIA DE’MEDICI
Suo zio Ferdinando I de' Medici si preoccupò di fornire ai nipoti rimasti
orfani una buona educazione. Maria apprezzava le discipline scientifiche ed era
appassionata ai gioielli e alle pietre preziose.
Vicina agli artisti della sua Firenze natale, fu formata nel disegno, era
anche appassionata di musica, apprezzava il teatro e la danza.
Divenne una donna di bell'aspetto secondo i
canoni del tempo.
Sposò il re di Francia Enrico, quando fu assassinato assunse la reggenza a
nome di suo figlio.
Era fortemente influenzata dai suoi consiglieri italiani, fu determinata da
una forte alleanza con la monarchia spagnola ed orientata quindi
verso il cattolicesimo.
Per quanto riguarda la politica interna Maria assistette impotente alle
rivolte dei principi protestanti.
Suo figlio la spodestò e morì nel 1642 a
Colonia
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Non si hanno dati
precisi sulla sua nascita, il più attendibile la farebbe risalire al 18 aprile
1480 in provincia di Roma, terzogenita.
Lucrezia viene educata in un convento e in seguito
affidata alla cure della cugina del Papa.
A dodici anni viene fatta fidanzare con un nobile spagnolo: vincolo
che sarà poi sciolto dal padre che la diede in moglie a Giovanni Sforza.
Successivamente i Borgia vogliono annullare il matrimonio, perché
non consumato, tuttavia Giovanni non cede Il matrimonio viene annullato quando
Lucrezia aveva 17 anni. Lucrezia per riprendersi, si rifugia in convento.
Lucrezia deve partorire. Si vocifera che il
bambino sia di suo padre o di suo fratello Cesare
Borgia, altri fanno svariati nomi. Non
si ha nemmeno la prova che Lucrezia sia la vera madre, ma che il bambino sia
figlio del Papa e della sua amante Giulia Farnese.
Lucrezia si sposa nuovamente, ma anche il secondo matrimonio
finisce tragicamente.
Il Papa per risollevare il morale di
Lucrezia la nomina governatrice di Spoleto.
Dopo la morte del marito, il Papa pensa a un nuovo matrimonio in
cerca di alleanze.
Lucrezia riuscirà, se non proprio a farsi amare dal marito, almeno
a farsi rispettare, anche se verrà tradita ripetutamente.
A Ferrara Lucrezia è finalmente serena. Muore in seguito ad un
parto nel 1519.
CATERINA DE’MEDICI
Caterina
nacque a Firenze nel 1519.
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Ancora
bambina venne presa in ostaggio dal popolo fiorentino, subendo l'assedio della
città da parte delle truppe pontificie, un evento che la segnerà per tutta la
vita, mentre a 14 anni andò in sposa a Enrico, figlio del re di Francia.
In seguito
alla morte del marito, Caterina decise che avrebbe indossato abiti neri per tutta la vita.
Immersa
nelle guerre di religione tra
cattolici e protestanti del XVI secolo, la regina cercò di portare avanti
una politica di conciliazione, sostenendo la tolleranza civile per evitare
ulteriori spargimenti di sangue.
Nonostante
questo però, la sua figura appare ancora oggi come estremamente controversa.
Sebbene la storia tenda a ricordarla come una sorta di Lucrezia
Borgia alla corte di Francia, una
sovrana assetata di sangue e potere, con un animo malvagio e un
intelletto machiavellico, oggi sembra essere iniziata una riabilitazione della
sua figura: non una regina nera, bensì una sovrana illuminata, portatrice anche di grandi innovazioni.
Ad esempio fu proprio lei a introdurre l’uso della forchetta.
L’emancipazione femminile
ieri e oggi
Oggi la condizione della donna è nettamente migliorata
rispetto al passato, ma bisogna ricordarsi due cose.
In primo luogo è che tale discorso è valido solamente per i
paesi occidentalizzati perché in altre culture, lontane da noi, la condizione
delle donne è ancora arretrata.
In secondo luogo, sebbene le donne abbiano fatto una vera e
propria scalata verso l’emancipazione, ancora oggi, nel 2018, sono molte coloro
che combattono contro mariti violenti, situazioni sessiste al lavoro e
discriminazione.
La lotta per il
riconoscimento di una condizione di uguaglianza non è ancora finita.