mercoledì 3 aprile 2019

Difficoltà linguistiche alla primaria

PREMESSA:  


Durante il percorso educativo di alternanza scuola-lavoro svolto dal 21/01/2019 al 1/02/2019 sono stata alla Primaria Torricella. 
Nel breve periodo di due settimane passato in una seconda ho appreso molte informazioni riguardanti la gestione dei bambini, l’insegnamento da parte delle maestre di  materie  completamente diverse tra loro e l’interazione affettiva tra i bambini di diverse culture ed etnie. 
Mi hanno più volte chiesto di aiutare bambini che avevano difficoltà nel parlato, nella lettura e nella scrittura a causa della lingua e così ho avuto la possibilità di stare a contatto con diverse realtà presenti nella scuola, in particolare quella primaria, che prima non notavo così tanto. 

DATI:  

Disabilità nei bambini stranieri, aiuto o no da parte degli insegnanti, discriminazione tra insegnanti e bambini. Lettura, scrittura e apprendimento.  
La presenza nelle classi di bambini di nazionalità non italiana è ormai un fenomeno altamente diffuso. Il bambino straniero che si trova a svolgere il proprio percorso scolastico nel sistema italiano è in molti casi in ritardo di apprendimento o comunque non arriva allo stesso livello dei suoi compagni italiani. Il bambino deve infatti passare un primo periodo di adattamento alla classe, di comprensione dell’italiano per poi assistere e capire a pieno gli argomenti delle lezioni comuni. 
Il MIUR (2008) ci dice che oltre il 45% degli alunni stranieri di qualsiasi grado di istruzione si trova in un ritardo scolastico contro l’11.6% degli studenti italiani. La percentuale si alza con l’innalzarsi della loro età: a 7 anni si ha 12.3%, a 10 anni il 27.5%, a 11 anni il 34.5%, a 12 anni il 45.2%, a 14 anni il 63.7%, a 18 anni l’81.8% e il 100% ai 19 anni. 
Dati recenti mostrano quindi come quasi la metà dei bambini stranieri di tutti gli ordini di scuola di trovi in una situazione di ritardo scolastico. 


SVOLGIMENTO: 

Nel corso della mia alternanza mi è stato chiesto di seguire con particolare attenzione una bambina di 7 anni proveniente dal Pakistan. La bambina non sapeva ne leggere ne scrivere infatti seguiva alfabetizzazione ma, capiva bene l’italiano e riusciva a parlare. Nonostante il suo notevole sforzo però non arrivava mai all’obiettivo desiderato dall’insegnante. La maggior parte dei bambini con disturbi linguistici o di apprendimento dovuti alla cultura o dalla precedente istruzione in lingua madre non hanno un certificato riconoscibile alla scuola di difficoltà. Nascono così i BES ovvero tutti quegli alunni ed alunne che non rientrano sotto l'etichetta di una malattia clinica certificabile. 
In altre parole, il principio di fondo è prestare più attenzione anche a quei bambini che non sono certificati da una diagnosi medica come accade, per esempio, per i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e le disabilità regolati dalla Legge 170/10 e dalla Legge 104/92. 

Quindi questa normativa mira all'inclusione (e non solo all’integrazione) scolastica per tutti gli alunni. Per questo, fa riferimento a una serie di situazioni di difficoltà e disagio che ha riunito sotto la macro-categoria di Bisogni Educativi Speciali. 
In sostanza, allarga lo spettro degli alunni che possono beneficiare di misure didattiche e pedagogiche speciali per superare difficoltà e svantaggi. Per esempio un bambino che ha disturbi specifici di apprendimento, magari lievi, può superare gli ostacoli grazie a una metodologia didattica e pedagogica adatta alle sue esigenze individuali. A discrezione, gli insegnanti possono quindi stabilire una serie di misure, come le interrogazioni programmate, meno compiti a casa, l'uso del tablet in classe stimolando così anche la sua autostima. 
Sotto l'etichetta di alunni con BES rientrano tre aree principali: 
  • - disabilità 
  • - disturbi evolutivi specifici che includono anche: DSA - disturbi specifici del linguaggio; disturbi specifici nelle aree non verbali (coordinazione motoria, disprassia); disturbo dello spettro autistico lieve, deficit del linguaggio; deficit delle abilità non verbali; deficit della coordinazione motoria; 
  • - svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. 

Per il riconoscimento di BES ci si basa sul modello per la classificazione del funzionamento, della disabilità e della salute (l’International Classification of FunctioningDisability and Health) promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). 
La stesura di un Piano didattico personalizzato prevede un approccio didattico 'alternativo', basato, cioè, sulle misure e gli strumenti più adatti per il singolo bambino. L'obiettivo è metterlo nelle condizioni di lavorare come tutti gli altri. 
Se un bimbo, per esempio, che frequenta la seconda della scuola primaria, mostra difficoltà nella lettura tali da non capire il testo (perché fatica a riconoscere i grafemi e legge solo sillabando), è possibile ricorrere a strumenti 'compensativi'. 
In questo caso, potrebbe essere utile un computer con un software di sintesi vocale (che legge il testo e permette così all'alunno di aggirare lo scoglio della decodifica accedendo direttamente al significato). Ma anche un semplice registratore, facile da usare in classe, è un ottimo alleato. 
Per chi manifesta, invece, per esempio, un disturbo nel calcolo alla primaria, la calcolatrice o la tavola pitagorica possono offrire un valido aiuto. Il punto chiave, insomma, è la flessibilità delle proposte, da parte degli insegnanti, in base alle esigenze del bambino. Questo è alla base della definizione di ogni Piano Didattico Personalizzato (PDP). 
Accanto all'uso di strumenti in grado di favorire l'apprendimento, il personale docente può anche avvalersi di misure dispensative (ovvero l'alunno è sollevato da alcuni compiti). 
Alla scuola primaria, nell'ambito delle varie materie, l'alunno può essere dispensato da una serie di attività, per esempio: 
  • - prendere appunti; 
  • - copiare dalla lavagna; 
  • - dettatura di testi; 
  • - studio mnemonico delle tabelline; 
  • - studio della lingua straniera in forma scritta. 
  • - lettura ad alta voce. 
Ovviamente i consigliati per la scuola primaria sono la lettura ad alta voce, la copiatura da testi o dalla lavagna e la dettatura lenta di parole tramite sillabe. 

CONCLUSIONE:  

In conclusione la mia esperienza lavorativa mi ha aperto gli occhi su una realtà che credevo non così prorompente nella vita quotidiana di alcuni bambini. Spero di esser stata d’aiuto ai bambini a me affidati.