LE DONNE NEL RINASCIMENTO
PREMESSA:
La condizione della donna nel Rinascimento (XV – XVI secolo) è per certi versi uguale a quella delle epoche storiche antecedenti: età classica e medievale.
La storia delle donne sembra svolgersi nei secoli in forma silenziosa, perché, fino all’Ottocento, per quasi tutte è una storia di sottomissione e di occupazioni domestiche e, per molte, anche di lavoro fuori dalle mura della casa. Di questa situazione generalizzata, proprio perché anonima, non abbiamo fonti particolari. C’erano, tuttavia, grandi differenze tra i ceti sociali nel modo di vivere.
Documenti scritti da donne riguardano gli ambienti aristocratici e più abbienti; abbiamo soprattutto lettere e diari oltre che, molto più rari, testi letterari. Gli scrittori presentano la donna aristocratica, che deve sapere dirigere la casa e destreggiarsi in società. Dalle fonti emergono allora figure ben individuate di donne.
Dall’Ottocento la situazione cambia. Cambia innanzitutto il modo con cui la donna sta nella società. Le donne lavorano in fabbrica e poi negli uffici, iniziando le lotte per l’emancipazione politica e per l’acquisizione di diritti finora mai riconosciuti. In relazione a questi mutamenti, anche le fonti storiche sulle condizioni della donna si moltiplicano e ci permettono di seguire passo passo l’evoluzione della sua presenza nella società.
"Errore della natura" (Aristotele), "uomo mancato" (Tommaso d'Aquino), "sesso debole": queste definizioni dimostrano come quasi sempre la donna sia stata considerata inferiore all'uomo. Per secoli è stata subordinata all'autorità maschile, confinata nella sfera domestica ed estromessa dai campi più rilevanti del sapere e del fare. Solo di recente le donne hanno cominciato a rivendicare il loro diritto di 'esserci' e di contare in territori che in passato erano loro preclusi.
SVOLGIMENTO:
Nelle prime società umane la donna godeva di una grande considerazione per la sua facoltà di procreare tanto che ci sarà una fase dell'umanità in cui sono proprio le donne a detenere il potere (matriarcato).
Anticamente esisteva una suddivisione del lavoro tra maschi e femmine: la raccolta dei prodotti della terra era compito della donna, mentre agli uomini spettava la caccia.
Questa divisione del lavoro conteneva già i germi della futura subordinazione femminile: infatti, anche se la raccolta non era meno importante della caccia, quest'ultima aveva un prestigio maggiore.
Questa divisione del lavoro conteneva già i germi della futura subordinazione femminile: infatti, anche se la raccolta non era meno importante della caccia, quest'ultima aveva un prestigio maggiore.
La differenziazione dei ruoli si approfondisce con la comparsa di un sistema sociale basato sulla discendenza e dominato dal principio del diritto paterno, che sancisce il monopolio maschile della sfera pubblica e relega la donna nella sfera domestica, assoggettandola completamente all'autorità del padre o del marito.
Con il Rinascimento assistiamo ad un profondo cambiamento della posizione delle donne negli eventi politici e storici. Non esiste più la figura femminile come oggetto passivo di scambi decisi tra uomini, tutori o familiari, in base a strategie d'alleanza. Pur essendo il matrimonio ancora il punto centrale che lega i destini delle grandi famiglie e di interi Stati, tra il Cinquecento ed il Settecento le donne iniziano ad occupare anche spazi diversi, che le vedono protagoniste degli eventi storici. Grazie alle dinamiche della discendenza di sangue, le donne rinascimentali entrano "in politica": sono duchesse, marchese, principesse o regine.
Il loro ruolo è ancora spesso marginale, e l'educazione femminile è più modesta di quella degli uomini, ma le figure femminili dominano il panorama politico e culturale di questo periodo.
L'educazione vera e propria incominciava intorno ai tre anni. Leggere e scrivere sono le basi; poi l'apprendimento del latino,del greco, di lingue straniere, delle arti.
Le bambine devono imparare le buone maniere, i comportamenti da tenere in società, le regole da seguire a corte, devono sapere conversare in modo intelligente e avere delle conoscenze sull'arte del governare.
Sovrane rispettate, contesse temute o ideali letterari, ecco alcune delle donne italiane che hanno lasciato una traccia nella storia: Isabella d'Este, Lucrezia Borgia e Bianca Maria Sforza.
Isabella d'Este Gonzaga (1474-1539), marchesa di Mantova era figlia del duca Ercole d'Este e di Eleonora d'Aragona. Sposò Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, col quale condivise la responsabilità del governo dello stato: col marito, dopo la battaglia di Fornovo (1495), cercò la pace con Milano e Venezia e l'amicizia francese; in buoni rapporti con i Borgia, ottenne poi con grande abilità dal Papa Giulio II la liberazione del marito, fatto prigioniero dai Veneziani. Rimasta vedova (1519), ottenne per il figlio Federico la carica di capitano generale della Chiesa. Ma per dissidi con questo, dal 1525 si stabilì per oltre due anni a Roma, dove si mostrò organizzatrice energica e oculata. Di raffinata educazione umanistica, la sua fama è legata alla notevole collezione di quadri e di oggetti d'arte e alla splendida corte che raccolse a Mantova attorno a sé, onorata dai più bei nomi delle lettere e delle arti del tempo.
Caterina, dopo la morte del marito, governò per dieci anni il paese e il breve regno del figlio fino a quando il figlio minore non raggiunse la maggior età.
CONCLUSIONE:
Oggi la condizione della donna è nettamente migliorata rispetto al passato, ma bisogna ricordarsi due cose. La prima è che questo discorso vale essenzialmente per i paesi occidentalizzati perché in altre culture, lontane da noi, la condizione delle donne è ancora molto indietro. Seconda cosa, sebbene le donne abbiano fatto una vera e propria scalata verso l’emancipazione, ancora oggi, nel 2018, sono molte coloro che combattono contro mariti violenti e discriminazione. La lotta per la normalità, perché di questo si tratta in fondo, ancora non è finita.