martedì 24 marzo 2020

LA TECNOLOGIA NELL'INFANZIA



Spesso ci si chiede se sia giusto o sbagliato abituare sin dall’infanzia i bambini all’uso delle tecnologie. 
La pedagogia si è posta l’interrogativo, e ha tentato di dare una risposta analizzando le conseguenze fisiche e psicologiche, ma anche i vantaggi.
Risultato immagini per bambini che guardano il cellulareI bambini sono da subito attirati dalla tecnologia anche perché imitano i genitori nell’utilizzo di tali dispositivi. Per questo motivo è importantissimo che gli adulti affianchino i figli mentre giocano con tablet o smartphone evitando la navigazione libera in Internet. I genitori hanno il compito di controllare l’utilizzo che fanno i bambini degli apparecchi tecnologici per evitare che a lungo andare possono comportare difficoltà comportamentali e relazionali. 
Dal punto di vista fisico, sia nei bambini, sia negli adolescenti, si rileva un aumento dei disturbi visivi e di e dolori alla schiena al collo dovuti ad una postura scorretta. Dunque è fondamentale che il tempo dedicato alla tecnologia sia limitato, che l’uso di Apps e giochi (adatti all’età) non intralci l’interazione tra il bambino e la figura genitoriale, né le relazioni esterne dalla famiglia.                                                                                                                                             

Risultato immagini per bambino ignorato dai genitori con cellulari


 Gli adulti – genitori, insegnanti, educatori – possono guidare i piccoli nelle scoperte del mondo digitale e nell'apprendimento di cose nuove, ma con consapevolezza e responsabilità. 
Fondamentale è la scelta delle Apps più adeguate all'età e che possano coinvolgere i bambini anche a livello educativo, senza renderli passivi davanti allo schermo; anche i tempi devono essere limitati e il periodo di utilizzo deve essere adeguato e stabilito dagli adulti in modo responsabile.


Risultato immagini per bambino che piange per cellulareRisultato immagini per bambino piccolo cellulare sul divano


Studi dimostrano che un utilizzo eccessivo di tali oggetti può comportare: iperattività, disturbi del sonno, mancanza di concentrazione, disturbi dell’umore, della regolazione delle emozioni e allontanamento del bambino dai rapporti sociali a discapito delle sue capacità comunicative. 


Ma non tutto è negativo: iniziare fin da giovanissimi ad utilizzare dispositivi tecnologici può permette di sviluppare capacità cognitive fuori dal comune che renderanno brillanti le menti di coloro che nei primi anni di vita interagiscono in modo continuativo con la tecnologia. Essere multitasking aiuta i bambini ad integrare maggiormente le informazioni che vengono gestite contemporaneamente dal cervello rendendo i soggetti più produttivi e veloci nella capacità nell’elaborazione delle informazioni ricevute, riducendo però in parte la capacità di concentrazione. Oggi esistono tablet dedicati ai bambini e per questo pensati per contenere app con scopi educativi dedicati alle diverse fasce d’età. Con i dispositivi tecnologici i più piccoli possono imparare le lingue straniere, fare esercizi di logica e dare libero sfogo alla fantasia.

Risultato immagini per bambini davanti alla tecnologia

 Sociologi e psicologi interessati a questo fenomeno sociale, pur evidenziando i rischi della diffusione della tecnologia tra i più piccoli, precisano che i vantaggi dell’utilizzo di dispositivi digitali per i bambini in modo attento e sorvegliato, sono maggiori rispetto ai rischi.


 I pericoli legati all’uso precoce della tecnologia non sono però da ignorare.
I  principali sono tre:   
1. Affaticamento della vista dei bambini causato da un uso prolungato degli strumenti tecnologici. 
2. Costi legati all’acquisto di alcune app e dei sistemi interni alle app per proseguire o potenziare i giochi. 
3. Isolamento psicologico dei bambini che si creano un mondo parallelo dove vivere, spesso popolato da eroi e personaggi virtuali di giochi ed app che “frequentano” più dei loro coetanei.  

La tecnologia e queste sue conseguenze sono riscontrabili non solo nella prima infanzia, ma anche nei bambini di età più avanzata, se non usati con consapevolezza. Infatti una ricerca, effettuata da un gruppo di ricercatori spagnoli dell'Istituto di Ricerca Neuro-diagnostica di Marbella, ha rilanciato i timori sulla nocività dei cellulari. 
La novità dello studio è che per la prima volta sono state utilizzate "cavie" umane per misurare gli effetti delle radiazioni dei cellulari sui bambini.

Gli esperimenti sono stati condotti su un ragazzo di 11 anni e una ragazza di 13 anni, usando un dispositivo in grado di misurare l'attività delle onde cerebrali. 
Grazie a questo è stato possibile visionare come le radiazioni emanate dal cellulare disturbino l'attività delle onde cerebrali fino ad un'ora dopo la fine della telefonata. 
Il dottor Gerald Hyland, consulente del Governo inglese proprio in materia di telefonia cellulare, ha definito i risultati "estremamente preoccupanti", ed ha aggiunto che "c'è da chiedersi se è il caso che i bambini, il cui cervello è in fase di sviluppo, continuino ad utilizzare i cellulari". 
I risultati dei ricercatori spagnoli, dimostrerebbero che una telefonata di soli due minuti può alterare la naturale attività del cervello di un bambino fino ad un'ora dopo la fine della conversazione telefonica, scoprendo per la prima volta come le onde radio penetrino in profondità all'interno del cervello.
 

Risultato immagini per bambino arrabbiato sfondo grigio
Un'anomalia che potrebbe influire negativamente sull'umore o sulla capacità di apprendimento dei bambini a scuola, quando per esempio usano il cellulare durante la ricreazione.  
Ancora non conosciamo tutte le conseguenze legate all'uso dei cellulari, ma l'alterazione delle onde cerebrali potrebbe portare a una perdita di concentrazione e di memoria, ridurre la capacità d'apprendimento e aumentare l'aggressività. 

Un’altra ricerca svolta un decennio fa con il sociologo Mark Prensky parlava di nativi digitali, ovvero la prima generazione di bambini cresciuta con console, videogame e computer. Mentre oggi assistiamo ad un’evoluzione di questo concetto nella terza generazione digitale, comparsa all’incirca con l’arrivo di iPad e tablet. 




Risultato immagini per bambini che non sanno allacciarsi le scarpe aiuto genitoriLa conformazione e le caratteristiche di questi strumenti tecnologici hanno permesso di attirare sempre più l’attenzione dei bambini portandoli intuitivamente all’esplorazione e alla pratica in modo molto spontaneo e divertente, a partire già dai 18 mesi. Secondo una ricerca condotta da AVG pare che oltre il 50% dei bambini tra i 2 e i 5 anni sappia utilizzare un gioco a livello base su un tablet, mentre solo l’11% di loro è capace di allacciarsi le scarpe.



 Per gli adolescenti il rischio di isolamento è maggiore: nell’ultimo periodo si sta diffondendo infatti anche in Italia il fenomeno degli hikikomori. 
"Hikikomori" è un termine giapponese che significa letteralmente "stare in disparte" e viene utilizzato generalmente per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, diventando dipendenti dalle tecnologie. 
Le cause sono varie, ma alla base c’è una fragilità caratteriale dei ragazzi che provano dolore e disagio nel vivere alcune situazioni sociali.                                                                                
L’hikikomori sarebbe infatti il risultato di una serie di concause caratteriali, sociali, familiari.   Anche la dipendenza da internet viene spesso indicata come una delle principali responsabili dell'esplosione del fenomeno, ma non è così: essa rappresenta una conseguenza dell'isolamento, non una causa. 


Qui un’intervista di una madre con un figlio hikikomori: 

Signora, come è iniziata?                                     
Risultato immagini per hikikomori«Non succede da un giorno all’altro. I primi disagi li ho registrati in seconda media: poca voglia di andare a scuola, disagio che si percepiva, ritardi a uscire di casa».  

A cosa ha attribuito questi segnali?                           
«Spesso sono ragazzi introversi, il mio pure. Percepivo il disagio e mi sono rivolto alla scuola e anche ai servizi sociali».  

La situazione poi è peggiorata?                         
«In terza media molto. Ho iniziato a far seguire mio figlio da alcuni psicologi, ma senza risultati. Poi alle superiori la situazione è precipitata, gli amici venivano a cercarlo a casa, ma lui inventava sempre una scusa per non uscire, finché non sono più venuti. Si preparava per andare a scuola, ma poi non usciva. Alla fine ha abbandonato il calcio e anche la scuola».  

Come si agisce quindi?                                    
«Il lavoro da fare è sui genitori, non sul figlio, almeno all’inizio. È un lavoro di comprensione, non di costrizione. Questo però mi fa ancora più rabbia».  

Perché?  
«Sapendolo prima avrei potuto fare qualcosa quando la porta era ancora aperta, prima che si chiudesse del tutto. Mio figlio è stato mesi con la porta sbarrata».  

Adesso come va?                                           
«Alcuni miglioramenti ci sono, il lavoro di comprensione ha portato a riaprire quella porta, mi ha anche chiesto aiuto per costruire un pc. Ma si va ad alti e bassi, bisogna avere molta pazienza». 
È inevitabile usufruire della tecnologia in quest’epoca, anche se, come ogni cosa, l’uso esagerato di quest’ultima ha dei rischi e, anche se ora durante l’infanzia i dispositivi elettronici sono presenti, devono essere usati con parsimonia e con la supervisione di un adulto, che controlli il tempo e lo scopo dell’utilizzo.