Molti studiosi hanno dimostrato
come il gioco libero e socializzato abbia
un’importante e fondamentale funzione nello sviluppo delle capacità cognitive,
creative e relazionali.
Un bambino gioca per tanti motivi:
per conoscere il mondo che lo circonda, per crescere, apprendere, elaborare le
sue esperienze, per entrare in relazione con gli altri, per sviluppare delle
abilità che gli permetteranno di passare dall’essere una creatura completamente
dipendente dagli altri ad un individuo sempre più indipendente. Attraverso il gioco, infatti, il bambino incomincia a
comprendere come funzionano le cose: Il gioco è significativo per lo
sviluppo intellettivo del bambino, perché, quando gioca,
sorprende sé stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per
entrare in relazione con il mondo esterno e con sé stesso.
Vi sono inoltre varie fasi del gioco
durante la crescita:
0 – 1 anno: Il gioco comincia già dai
primi mesi di vita del bambino. Inizialmente questa
prima fase garantisce al bambino delle sensazioni che vanno a gratificare e
arricchire il proprio sé che si sta formando. I primi giochi vengono
fatti con il proprio corpo e quello della mamma, anche se la sua attenzione è
rivolta anche agli oggetti che lo circondano. Il bambino agita le mani, muove
le gambe. Sono tutte attività che hanno carattere prettamente esplorativo e
ripetitivo.
2 anni: In questa fase dello
sviluppo il bambino inizia a prendere
coscienza della separazione dalla mamma, e quindi deve far fronte alle
crisi di ansia e d’abbandono. In questa fase subentra l’oggetto
transazionale. È un oggetto che nei primi anni di vita assume un
carattere particolare, viene offerto al bambino dalla principale figura ossia
la mamma, e nel momento in cui la questa si assenta, questo oggetto la
rappresenta ed è un segno di certezza. Successivamente quando il bambino
acquisisce la consapevolezza della figura materna l’oggetto transazionale viene
abbandonato e se rimane diventa una forma abituale e perde il suo significato
principale.
3 anni: In questa fase di
crescita iniziano a compiersi i primi
giochi di socializzazione. Il bambino dimostra interesse a giocare con
gli altri. Inizia a svilupparsi l’immaginazione e si tende ad imitare il
comportamento degli altri.
4 – 5 anni: È una fase in cui il gioco diventa espressione delle proprie emozioni.
I giochi maggiormente prediletti sono quelli della bambola, del dottore e il
gioco a nascondino. L’uso di questi giochi
serve a rappresentare delle punizioni o proibizioni che il bambino ha subito.
6 – 10 anni: I giochi sono caratterizzati
dalle regole e si svolgono in gruppo. Questo
fa sì che il bambino impari a stare con gli altri, e al rispetto delle
regole per garantire il buon funzionamento del gioco.
GIOCO
DA SOLI
I bambini che
sanno giocare da soli sono in grado di sviluppare fiducia in sé stessi e
immaginazione. A volte
tendiamo a pensare che così facendo non sviluppano nessuna abilità sociale, ma
è una preoccupazione del tutto infondata. Secondo quanto spiega la psicologa
infantile Lorena Jiménez, i bambini devono crearsi prima un mondo proprio,
per poi, in seguito, comunicare e interagire con gli altri. Giocare da soli, quindi, permette ai bambini di dare
sfogo alla propria immaginazione, perché quando si dedicano totalmente
ad una attività in cui non vengono giudicati né criticati, hanno molte più
probabilità di sviluppare la propria creatività e
di essere molto più autonomi. Inoltre giocare li aiuta ad esplorare l’ambiente
che li circonda. Durante i momenti in cui i bambini giocano da soli, si può
osservare che reazioni hanno, che tipo di linguaggio utilizzano, che tipo di
comunicazione esiste tra una macchinina e un’altra, tra un bambolotto e un
burattino. Nel gioco solitario vengono
ricreate tutte le dinamiche della vita (anche grazie all'uso dei
pupazzi che diventano attori in una recita) e il bambino fingendo impara a gestirle ed affrontarle. A livello
cognitivo i bambini imparano anche a pensare mentre sono impegnati a giocare da
soli. Attraverso il gioco in solitario, si ha l’opportunità di osservare e
conoscerne il livello di sviluppo sotto l’aspetto morale, sociale ed emotivo dei
bambini. I dialoghi usati durante quest’attività sono il vivo riflesso del
mondo del bambino. Perciò è molto importante prestare attenzione alle
conversazioni immaginarie che i bambini mettono in atto quando giocano da soli,
perché mediante esse si può valutare che tipo di situazioni stanno vivendo. Il
gioco in solitudine e l’occupare parte del tempo senza il bisogno di amici e
genitori, fa crescere nel bambino la consapevolezza di avere dentro di sé gli
strumenti per affrontare il mondo. In questo momento, infatti, è costretto ad
affrontare i problemi e le situazioni con i propri mezzi. In pratica, compie
dei percorsi di ragionamento di fronte a queste situazioni, che in presenza di
un genitore non compierebbe perché aiutato. È importante non interrompere il
bambino che gioca da solo, specie se il gioco che sta facendo, implica la
risoluzione di problemi. Inoltre abituare un bambino ad avere momenti di
solitudine, significa abituarlo a una situazione che i più temono. È importante che il bimbo impari a stare solo
con sé stesso oggi, perché non abbia paura di questi momenti domani.
Il gioco in solitudine è una reazione alla noia e I genitori non devono necessariamente stimolare in continuazione i bambini; infatti i bambini hanno bisogno anche di abbassare il livello di questi stimoli e Il momento di solitudine serve anche a questo, annoiarsi per poi crearsi da soli gli stimoli per vincere questa noi
Il gioco in solitudine è una reazione alla noia e I genitori non devono necessariamente stimolare in continuazione i bambini; infatti i bambini hanno bisogno anche di abbassare il livello di questi stimoli e Il momento di solitudine serve anche a questo, annoiarsi per poi crearsi da soli gli stimoli per vincere questa noi
GIOCARE
IN COMPAGNIA
Nonostante giocare da soli sia costruttivo e utile al
bambino bisogna anche ricordarsi che è importante far giocare in compagnia i
bambini; infatti se lasciati soli per
troppo tempo i bambini potrebbero convincersi della possibilità di fare tutto
anche al di fuori del gioco, mentre la presenza di un compagno di
divertimento li rende consapevoli dei limiti che ci sono anche durante il
gioco. In tal modo, i bambini diventeranno più comunicativi e più pronti ai
rapporti sociali ed alla gestione delle possibili conflittualità.
Oggi risulta sempre più difficile incentivare i
bambini al gioco di gruppo, poiché siamo circondati da forme di gioco
alienanti, legate ad un uso distorto ed insano di dispositivi elettronici
tablet e smartphone. Eppure, nello
sviluppo di un bambino non si può prescindere dall’idea di gioco di gruppo,
che apre scenari di sana socializzazione, di confronto e “squadra”.
Apparentemente il gioco di gruppo può essere visto come un semplice mezzo
utilizzato per riuscire ad intrattenere contemporaneamente un vasto numero di
bambini, sia in ambito scolastico che in specifici contesti ludici; non sempre
però è così, spesso esso viene invece usato
a scopo educativo, e diventa quindi un vero e proprio mezzo utile per poter
educare. Attraverso questo tipo di gioco infatti è possibile insegnare
ai bambini, in modo implicito la relazione ed il sano confronto con i pari e
spesso, soprattutto per mezzo del gioco di squadra viene anche insegnata
l’importanza di ascolto verso il prossimo e il senso di responsabilità e
collaborazione verso i propri compagni. Il gioco di gruppo può denotare come
sia rilevante aiutarsi a vicenda dal momento in cui all’interno di un gruppo
ciascun individuo nel suo piccolo può essere di grande aiuto a tutti gli altri.
Infondo i bambini possono imparare fin da piccoli ad essere generosi ed ancora
una volta è proprio partendo dal gioco e dalla sua funzione importantissima a livello
educativo per ogni bimbo, che si possono
porre le basi per un sano ed equilibrato sviluppo.
GIOCARE
CON I GENITORI
Un ruolo fondamentale è ricoperto
anche dai genitori,
soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, quando tocca a loro a strutturare
l’attività ludica dei propri bambini. In particolare, nei primi due anni di
vita la conoscenza degli oggetti è mediata in buona parte dagli adulti di
riferimento che motivano i bambini all’esplorazione. I bambini che dimostrano
un attaccamento sicuro alla mamma e al papà sono anche quelli più predisposti
ad esplorare contesti nuovi, e manifestano giochi di finzione più frequenti
rispetto ai bambini con attaccamento insicuro.
Il bambino sperimenta in un modo semplice, immediato,
spontaneo e piacevole, la presenza e l'amore dei suoi genitori che sono
fisicamente e emotivamente con lui senza avere uno sguardo fisso all'orologio o
all'agenda. Allo stesso tempo mamma e papà attraverso il gioco possono
conoscere ancora meglio i loro figli, vederli "all'opera",
osservarli, comprenderli e sentirli ancora più vicini. Proprio attraverso il gioco essi avranno modo di
stimolarli e aiutarli dove loro fanno più fatica "sfruttando" la
motivazione nel gioco.
Grazie al fatto che il gioco rappresenta una cornice
piacevole e gratificante può essere anche quindi un valido strumento educativo,
un ambito in cui non pretendere ma accompagnare, sorreggere e
stimolare. Il gioco rappresenta l'attività principale e preferita dei
bambini; il giocare insieme ai genitori aggiunge a questa attività il
piacere per il piccolo di svolgerla con le persone che più ama al mondo.
Inoltre giocare è un’occasione unica per conoscere il
bimbo e rafforzare il legame e la complicità con lui. La presenza della mamma
e/o del papà inoltre permette al figlio di esprimere le emozioni, di conoscere
sé stesso, e favorisce lo sviluppo dell’immaginazione e della creatività in un
clima di sicurezza, protetto dall’adulto, del quale si fida ciecamente.
Occorre tenere presente che
l’attività ludica è per i bambini un’esperienza di
apprendimento perché mentre giocano imparano a conoscere le proprie
capacità, potenzialità ma soprattutto emozioni. Quest’ultime sono
prevalentemente di tono positivo perché giocare significa anche divertirsi, ma
in realtà nel gioco viene messo in campo
tutto il mondo emotivo. Pensate ad esempio alla rabbia che spesso può
emergere quando il bambino non ottiene il gioco che vuole oppure alla delusione
quando il compagno di giochi non accoglie la propria proposta. Quando il
gioco avviene con un adulto, solitamente, la gestione di tali aspetti
emotivi avviene in un contesto più protetto perché mamma e papà hanno
maggiori capacità di mediazione rispetto ad un compagno della stessa età. Per
questo motivo giocare con gli adulti è
quindi “un po’ più semplice” rispetto al gioco con i pari.
Quindi, se da un lato giocare con i
bambini è un regalo prezioso che si può fare loro, dall’altra occorre fare
attenzione a farsi che questa non sia l’unica modalità conosciuta dal bambino.
I
BAMBINI E I VIDEOGIOCHI
Oltre al gioco in compagnia, in solitudine e con i
genitori si è diffuso, con lo sviluppo della tecnologia, anche il gioco con i
videogiochi.
Relativamente all’utilizzo dei
videogiochi da parte dei bambini ci sono delle posizioni contraddittorie, ovvero c’è chi sostiene a pieno
l’utilizzo di questi strumenti, ovviamente nei limiti, e chi invece si oppone
al loro impiego. Nello specifico, i sostenitori dei videogiochi pongono
l’attenzione sulle possibilità di sviluppo delle capacità percettive e
senso-motorie:
i videogiochi faciliterebbero
l’approccio alla cultura e al pensiero tecnologico e stimolerebbero i processi
mentali (memoria,
capacità di pensiero induttivo…), la capacità di calcolo e di formulazione di
strategie vincenti, la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, la
coordinazione oculo-motoria, le capacità di attenzione ed elaborazione
visiva, la memoria di lavoro spaziale e visiva, con possibili benefici su
particolari condizioni come la dislessia.
Non solo un altro
aspetto positivo dei videogiochi è rappresentato dal contatto sociale;
in effetti, la pratica dei videogiochi è
un’opportunità di interazione sociale e promuove, secondo
alcuni esperti, lo sviluppo di un’intelligenza “di gruppo” che fa esercitare un
sistema cognitivo complesso.
Gli oppositori si appellano, invece, ai rischi legati all’eccessivo o scorretto
utilizzo da parte dei bambini, che vanno dall’estraniamento dalla
realtà alla mancanza di empatia, dalla sedentarietà al sovrappeso,
dall’eccessivo senso di potere e controllo fino ai disturbi della vista.
Inoltre, non sono da trascurare i contenuti violenti di alcuni videogiochi, che
possono avere un forte impatto sul comportamento dei bambini.
È molto
importante considerare che un uso eccessivo di videogiochi o strumenti
elettronici può indurre forme vere e proprie di dipendenza, con
possibili comportamenti da “astinenza” se il bambino viene privato del
videogioco.
Concludendo possiamo affermare che in linea generale,
tutte le ricerche più recenti suggeriscono come l’impatto dell’uso di videogame sullo sviluppo cognitivo sia
influenzato anche dall’età del bambino .