domenica 21 maggio 2017

IL CAMPIONAMENTO 

La metodologia è un processo attraverso il quale la scienza cerca di spiegare in modo rigoroso e preciso dei fenomeni, facendo riferimento ad un gran numero di casi e, analizzando i dati raccolti attraverso indagini.
Le indagini vengono impiegate soprattutto per studiare la società e il suo cambiamento nel tempo, progredendo così, nello studio delle scienze umane. La maggior parte delle indagini non sono compiute sull’intera popolazione (o universo) ossia sull’insieme degli individui o realtà sociali oggetto di studio  in una ricerca, ma vengono rappresentate attraverso il campione.
La popolazione quindi, discende dalle scelte, operate in sede di disegno, dell’unità di analisi e del campo di analisi. L’attività di campionamento risulta utile poiché analizzare l’intera popolazione presenta in genere seri inconvenienti. A volte non è realizzabile per motivi pratici, in altri casi, pur essendo fattibile costerebbe troppo o richiederebbe una procedura talmente laboriosa e lunga da far scadere la ricerca sul piano della quantità e dell’affidabilità dei risultati. Infatti,operare sull’intera popolazione, aumenta il rischio che un inchiesta risulti metodologicamente viziata: utilizzare un gran numero di intervistatori, sebbene riduca i tempi di lavorazione, aumenta i rischi di errore dovuti a impreparazione, negligenza, frode o semplicemente a caso. Inoltre se una moltitudine di addetti al lavoro viene esclusa dal conteggio, i controlli saranno meno accurati.
Un altro svantaggio evidente è legato all’incredulità generata dal confronto tra i numeri dei campioni con quelli della popolazione. Questo problema è solo apparente poiché non è decisiva la grandezza del campione rispetto alla popolazione, ma la correttezza delle tecniche di campionamento.
Il campionamento risulta molto utile per svolgere inchieste, indagini in cui mediante un questionario o interviste, si interpella un certo numero di persone al fine di studiare fatti oggettivi della vita della popolazione, oppure la sua dimensione mentale e simbolica. Quando l’inchiesta mira a conoscere i pareri della gente si parla di sondaggio d’opinione. Ci sono inchieste in sui si rivolge all’intera popolazione: si chiamano censimento. Essi sono stati utilizzati fin dall’antichità, per motivi prevalentemente fiscali e militari. Nel XVIII  e XIX  secolo in censimento viene inteso con lo scopo conoscitivo, per creare una piattaforma di conoscenze utile per una varietà di usi, anche in vista della ricerca scientifica.
Nelle inchieste invece, il campionamento risulta necessario poiché esse forniscono un ritratto della popolazione riferitosi ad un momento storico ben determinato, circoscrivibile in un lasso di tempo breve.
In esse è indispensabile non far passare troppo tempo tra le prime interviste e le prime somministrazioni di questionario e le ultime. Se intercorre troppo tempo, le differenze nelle risposte che i soggetti interpellati danno possono essere dovute non a diversità o a divergenze esistenti fra loro, ma a cambiamenti nella vita della popolazione intervenuti nel frattempo.
Gli studi basati sulle inchieste si possono dividere in trasversali, che mirano ad analizzare un campione in un dato momento, ovvero attraverso una sola inchiesta e longitudinali, che hanno come scopo l’osservazione del cambiamento nel tempo.
Nelle inchieste è quindi fondamentale la fase di campionamento che segue un piano a più tappe. E’ necessario seguire un procedimento caratteristico, detto piano di campionamento, per costruire il campione rappresentativo.
Innanzitutto si predispone una lista di campionamento, ovvero  l’elenco degli individui che formano la popolazione. Abitualmente ci si avvale di elenchi già presenti come ad esempio un sondaggio elettorale, un elenco telefonico, gli abitanti di una città, l’anagrafe e l’inscrizione ad associazioni. Gli elenchi già esistenti sono compilati per scopi diversi dal campionamento e questo li rende insidiosi. Spesso essi vengono eseguiti in modo superficiale per questo il ricercatore non dovrebbe mai prenderli acriticamente per buoni.
L’uso di questi ultimi compromette la validità della lista e di conseguenza dell’ intero campionamento. Dopo di che si stabilisce quanto debba essere grande il campione. Questa grandezza viene definita ampiezza. Essa è frutto di una decisione integrata, che tiene conto di esigenze e problemi diversi.
L’ampiezza dipende da delle variabili che non si presentano uniformemente generando quindi situazioni di eterogeneità. Perciò prima di procedere nel piano di campionamento occorre stabilire quale margine d’errore giudichiamo accettabile.
Una volta terminata l’indagine bisogna analizzare i dati raccolti suddividendoli in categorie, spesso già stabilite dal ricercatore. Questo non è sempre possibile poiché il campione alle volte risulta troppo piccolo. Quello che risulta dalle operazioni di campionamento è solo un campione teorico, infatti il campione effettivo, l’ insieme delle persone che di fatto verranno interpellate, sarà sicuramente più esiguo.
Dalla lista di campionamento si estraggono poi gli elementi da inserire nel campione.
Esistono due procedure fondamentali di estrazione: quella probabilistica e quella non probabilistica o ragionata.
Nel campionamento probabilistico la probabilità che ogni individuo della popolazione ha di entrare a far parte del campione è fissata e nota. Sono presenti diverse tipologie di campionamento probabilistico.
Il campionamento casuale semplice consiste nell’assegnare a ciascun individuo un numero, impedendone il riconoscimento. Per scegliere gli individui di utilizzano le tavole dei numeri casuali, tabelle dove figurano numeri che letti in varie direzioni si assegnano senza alcuna regola. Si estrae a sorte ciascuna cifra attraverso un’urna o un computer.
Il campionamento sistematico è un procedimento più sbrigativo, che consiste nel scegliere un individuo ogni “K” costante numerica, da elenchi già stabiliti.
Nel campionamento casuale stratificato la popolazione viene divisa in sottounità, dette strati, sulla base di determinate caratteristiche che non permettono all’individuo di appartenere a più strati.
Si suppone l’esistenza di una gerarchia, ma essa può anche non essere presente. Da questi sottogruppi si procede ad un estrazione casuale.
Infine vi è il campionamento multistadio a grappoli dove si prelevano gruppi di individui accomunati dall’area geografica o l’appartenenza a qualche settore sociale.
Il campionamento non probabilistico o ragionato, invece, non è in grado di stabilire esattamente la probabilità poiché è basato su considerazioni razionali inerenti alla composizione della popolazione, può essere di tre tipi.
La principale procedura non probabilistica è il campionamento a quote, nel quale vengono individuate caratteristiche rilevanti al fine dell’indagine e come esse sono distribuite nella popolazione attraverso uno studio socio-demografico. A questo punto si fissano le quote per ciascuna caratteristica.
Nel campionamento multidimensionale si ricercano variabili rilevanti e si accerta che le loro possibili combinazioni siano rappresentate nel campione almeno da un caso.
Il campionamento per obiettivi, infine, tiene conto degli scopi dell’indagine e tende ad evidenziare gruppi o caratteristiche che tipicamente funzionano, cioè rispondono alle finalità che si prefigge.
Definito il campione, se ne stima l’affidabilità traendo conclusioni sulla popolazione a partire da rilevazioni fatte su di esso.
Grazie alle moderne tecniche statistiche, facendo ricerca su un campione anziché sull’intera popolazione, si hanno risultati con pochissima perdita di precisione. Il campione si deve sempre considerare come un’approssimazione della popolazione, ma se ben fatto, fa risparmiare molto tempo e denaro nella rilevazione di dati e nella loro analisi.