domenica 21 maggio 2017

L’OSSERVAZIONE

PREGI E DIFETTI DELL’OSSERVAZIONE

Nell’osservazione il ricercatore, attraverso i propri sensi o strumenti coglie comportamenti,fatti e vicende e li registra.
Con l’osservazione si vanno a stabilire direttamente fatti, senza la mediazione di discorsi o di racconti scoprendo cose che esistono, che la gente fa, ma di cui per una ragione o per l’altra non si parla. E’ questo che la rende in certi casi un metodo di indagine preferibile agli altri.
Le realtà che discostano dai discorsi e che l’osservazione può svelare sono di vario genere:
  • Incoerenze tra ciò che le persone dicono e pensano e ciò che fanno. La gente nei fatti non sempre si comporta in corrispondenza con i propri atteggiamenti. Si parla, quindi, di triangolazione attraverso la quale si individua una posizione confrontandola con altre due note. Uno dei primi lavori di triangolazione che ha permesso di evidenziare discrepanze tra atteggiamenti e azioni é quello di La Piere del 1934. Egli viaggiò con una coppia di cinesi attraverso gli Stati Uniti fermandosi a mangiare in 184 ristoranti e alloggiando in 67 alberghi. Soltanto in un caso il servizio venne rifiutato per motivi razziali; eppure quando sei mesi dopo scrisse agli stessi gestori chiedendo se avessero ospitato cinesi uno solo accettò.
  • Comportamenti inconsapevoli. Ci sono cose che facciamo senza rendercene conto e che perciò non siamo in grado di raccontare. Ad esempio, non ci accorgiamo di certi messaggi non verbali scambiati nel corso di una conversazione faccia a faccia. Osservando diverse dialoghi ci si accorge che vi sono distanze minori tra coloro di pari status e maggiori quando c’é divario. Se avessimo chiesto agli interessati difficilmente avremmo ottenuto queste informazioni perché le persone si comportano così senza averne chiara coscienza.
  • Realtà inaspettate. Quando predisponiamo un’intervista o un questionario, abbiamo in partenza un’idea di che cosa cercare e ci muoviamo lungo quella direzione. Nell’osservazione invece i fenomeni sociali si impongono all’attenzione del ricercatore e a volte gli mettono sotto gli occhi fatti a cui non avrebbe mai pensato.

A prima vista può sembrare che il problema della veridicità sia risolto con l’osservazione; ma non è così. Infatti se le persone osservate sanno di esserlo, mettono in atto strategie di dissimulazione. Non fanno cose che farebbero in privato, per meglio figurare o per rispetto dell’osservatore.
Nell’osservazione il problema della veridicità, oltre che alla dissimulazione, è legato alle interpretazioni dell’osservatore. Per quanto si tenti, non è possibile fare resoconti obiettivi delle azioni umane. Descrivere i comportamenti implica una lettura delle intenzioni, dei pensieri, dei ragionamenti retrostanti e in genere del lato mentale di chi agisce. D’altra parte descrizioni troppo analitiche rischiano di essere scarne e insignificanti: i fatti sociali sono interessanti se dotati di senso. L’osservatore, costretto a interpretare, è così soggetto a errore, distorsioni legate ai propri preconcetti, alle proprie teorie.

TECNICHE DI OSSERVAZIONE

Vi sono vari modi per condurre un'osservazione, che cambia in base alle circostanze e al lavoro. Le principali caratteristiche dell'osservazione sono:

  • Posizione dell'osservatore. In alcuni casi, se vengono posizionate delle apposite telecamere, l'osservatore non dev'essere necessariamente presente sulla scena. Collet e Marsh, nel 1974, posizionarono una telecamera al settimo piano di un edificio, puntata su un marciapiede; poterono così studiare i comportamenti dei passanti: ad esempio, osservarono che le donne tendono a girarsi ed avanzare con una spalla. Quando l'osservatore è assente si parla di osservazione indiretta. Si tratta invece di osservazione diretta quando l'osservatore è presenta sulla scena e si mescola alle persone che studia (osservazione partecipante), oppure rimane in disparte senza essere visto (osservazione senza contatto sociale). Nel primo caso, i soggetti possono essere o meno consapevoli del ruolo dell'osservatore, ma per questioni etiche si preferisce informarli.

  • Ambiente. L'osservazione può essere condotta direttamente sul campo oppure in laboratorio. Osservare sul campo ha il vantaggio di mostrare le persone nel modo più naturale, senza i condizionamenti del laboratorio, ma rende anche più difficile tenere sotto controllo la situazione e le variabili.

  • Documentazione. È costituita da resoconti, appunti, annotazioni su schede predisposte, registrazioni col magnetofono o con la telecamera.

  • Standardizzazione. Il lavoro può sia essere preordinato e seguire un protocollo che essere lasciato alle preferenze dell'osservatore. La standardizzazione riguarda i contenuti, l'ambiente, le modalità, le tecniche di documentazione, i ritmi e i tempi dell'osservazione.

  • Estensione. Dipende dal numero di persone osservate, dall'intensità e dalla durata dei fenomeni. Una modalità può essere il caso, composto dall'insieme dei fatti inerenti al problema studiato dall'osservatore. L'osservazione intensiva di gruppo invece consiste nello studio di un ambiente sociale finché l'osservatore non ritiene di aver raccolto abbastanza dati. Infine c'è l'osservazione focalizzata comparata, dove l'osservatore si interessa ad un contenuto circoscritto comparandolo poi con momenti e contesti diversi.

Queste caratteristiche possono essere combinate tra loro realizzando diverse tecniche. Generalmente un approccio qualitativo sfrutta l'osservazione partecipante, sul campo, non standardizzata, intensiva e poco estesa, mentre un approccio quantitativo sfrutta l'osservazione senza contatto sociale, in laboratorio, standardizzata ed estesa il più possibile.

Il più noto esempio di osservazione di laboratorio è quello del lavoro sui piccoli gruppi, svolto da Bales.
Egli era influenzato dalla teoria dell'azione, secondo la quale le persone agiscono, nel rispetto delle norme sociali, in vista di alcuni fini. Lo scopo della sua indagine era quello di individuare le regole fondamentali dell'interazione, nel contesto di una vita sociale il più ampia possibile; può quindi sembrare strano che Bales svolse i suoi studi su piccoli gruppi, ma era giustificato da semplici ragioni pratiche.
Per alcuni anni Bales condusse studi sul campo, dove individuò un numero limitato di azioni che si ripetevano nell'attività di gruppo. Passò poi, nel 1946, all'osservazione di laboratorio, ad Harvard: qui Bales aveva fatto predisporre una stanza adibita alle riunioni degli studenti, e una "saletta degli osservatori", sopraelevata e dotata di uno specchio unidirezionale, grazie al quale i ricercatori potevano compiere le loro osservazioni senza essere notati. e preservando così il fattore "naturalezza" in tutte le azioni dei ragazzi, che non sapevano quando l'osservazione sarebbe cominciata. Ogni ragazzo era contrassegnato da un numero, il quale andava trascritto accanto ad una delle 12 categorie d'azione trascritte su un foglio, denominato "registratore delle interazioni", nel caso ne compiesse.
Questo metodo consente importanti generalizzazioni, in quanto le informazioni raccolte possono essere espresse in forma quantitativa: attraverso grafici, tabelle e diagrammi, che permettono facili confronti.

Sulla base delle sue esperienze, Bales arrivò ad elaborare una classificazione di 12 categorie di azioni, conosciuta come Sistema IPA.