domenica 21 maggio 2017

LE VARIABILI

Le variabili sono delle parti fondamentali della ricerca quantitativa. La variabile è un concetto operativizzato, è la proprietà di un oggetto che è stata sottoposta a definizione operativa.
 Il concetto per essere utilizzato deve essere applicato ad un oggetto diventandone proprietà. Tra il concetto e la variabile non c’ è una corrispondenza biunivoca poiché un concetto può essere utilizzato in diversi modi, a seconda del contesto sociale di riferimento o del rivendicatore. Alla luce di quanto detto una variabile non è semplicemente una proprietà di qualcosa soggetta a cambiamenti; ma una proprietà soggetta a cambiamenti che è stata concettualmente elaborata in modo tale da rendere riscontrabili le variazioni attraverso una procedura obbiettiva.

Le variabili possono essere suddivise in due categorie: mutevoli e non mutevoli.
Le variabili mutevoli sono delle proprietà che variano da una persona all’ altra e da un momento all’ altro. Mentre quelle non mutevoli sono quelle proprietà con cui si lavora comunemente nelle scienze sociali.
Passiamo ora ad analizzare le diverse tipologie di variabili:
Le variabili qualitative cambiano passando semplicemente dall’ una all’ altra alternativa prefissata, queste a loro volta si dividono in ordina bili e non ordinabili; ordinabili se ciascuna alternativa detiene un rango, ovvero una posizione, nella graduatoria, non ordinabili se queste alternative non possono dare vita a una graduatoria.
Le variabili quantitative possiedono invece una vasta gamma di possibilità misurabili. Esse sono discrete quando ci sono salti da un valore all’ altro, mentre sono continue quando tra due valori esistono infiniti valori intermedi.

Le variabili sono dei costrutti mentali prodotti dal ricercatore al fine di migliorare la ricerca. Secondo P.F. Lazarsfeld, il cammino che il ricercatore deve seguire quando costruisce una variabile, si divide in quattro fasi.
1- La rappresentazione del concetto a livello di immagine: ciò che si vuole studiare viene individuato, distinto da altre cose, delimitato e se ne colgono significato e importanza; lo stesso Durkheim focalizzò l’ attenzione su uno degli aspetti della vita sociale, ovvero l’ integrazione sociale in relazione al suicidio.
2- Specificazione del soggetto: una volta messa a fuoco, il concetto viene analizzato e scomposto nelle dimensioni che concorrono a formarlo. Durkheim ha scomposto la nozione di integrazione sociale in integrazione religiosa, politica e domestica, facendo così riferimento a tre ambiti concreti in cui si manifesta la partecipazione degli individui alla vita sociale.
3- Scelta degli indicatori: individuate le dimensioni del concetto, vanno cercati per ciascuna di esse gli indicatori empirici. Si tratta di fatti osservabili, dati reperibili dai quali è possibile capire come stanno le cose. L’ indicatore è un segno, sintomo del fenomeno che ci interessa, è costruito in modo tale da risultare obbiettivo e da consentire una misurazione di ciò che indica.
4- Formazione degli indici: il lavoro di formazione degli indici consiste nello stabilire come i dati elementari relativi ai vari indicatori debbano essere combinati per dar luogo a una misura unica della variabile. Questa misura unica è chiamata indice.


Chiarito il concetto di variabile possiamo obbiettare che l’ intero lavoro di costruzione delle variabili è in ultima un’ analisi soggettiva poiché il ricercatore sceglie arbitrariamente l’ indicatore.