LE
VARIABILI
Le variabili sono delle parti fondamentali della ricerca quantitativa.
La variabile è un concetto operativizzato, è la proprietà di un oggetto che è
stata sottoposta a definizione operativa.
Il concetto per essere utilizzato deve essere
applicato ad un oggetto diventandone proprietà. Tra il concetto e la variabile non
c’ è una corrispondenza biunivoca poiché un concetto può essere utilizzato in
diversi modi, a seconda del contesto sociale di riferimento o del
rivendicatore. Alla luce di quanto detto una variabile non è semplicemente una
proprietà di qualcosa soggetta a cambiamenti; ma una proprietà soggetta a
cambiamenti che è stata concettualmente elaborata in modo tale da rendere
riscontrabili le variazioni attraverso una procedura obbiettiva.
Le variabili possono
essere suddivise in due categorie: mutevoli
e non mutevoli.
Le variabili mutevoli sono delle proprietà che variano da una persona
all’ altra e da un momento all’ altro. Mentre quelle non mutevoli sono quelle proprietà con cui si lavora comunemente
nelle scienze sociali.
Passiamo ora ad analizzare
le diverse tipologie di variabili:
Le variabili qualitative cambiano passando semplicemente dall’ una
all’ altra alternativa prefissata, queste a loro volta si dividono in ordina
bili e non ordinabili; ordinabili se ciascuna alternativa detiene un rango, ovvero una posizione, nella
graduatoria, non ordinabili se queste alternative non possono dare vita a una graduatoria.
Le variabili quantitative possiedono invece una vasta gamma di
possibilità misurabili. Esse sono discrete
quando ci sono salti da un valore all’ altro, mentre sono continue quando tra due valori esistono infiniti valori intermedi.
Le variabili sono dei costrutti mentali prodotti dal
ricercatore al fine di migliorare la ricerca. Secondo P.F. Lazarsfeld, il cammino che il ricercatore deve seguire quando
costruisce una variabile, si divide in quattro
fasi.
1- La rappresentazione del concetto a livello di immagine: ciò che si
vuole studiare viene individuato, distinto da altre cose, delimitato e se ne
colgono significato e importanza; lo stesso Durkheim
focalizzò l’ attenzione su uno degli aspetti della vita sociale, ovvero l’
integrazione sociale in relazione al suicidio.
2- Specificazione del soggetto: una volta messa a fuoco, il concetto
viene analizzato e scomposto nelle dimensioni che concorrono a formarlo. Durkheim ha scomposto la nozione di
integrazione sociale in integrazione religiosa, politica e domestica, facendo
così riferimento a tre ambiti concreti in cui si manifesta la partecipazione
degli individui alla vita sociale.
3- Scelta degli indicatori: individuate le dimensioni del concetto,
vanno cercati per ciascuna di esse gli indicatori empirici. Si tratta di fatti osservabili,
dati reperibili dai quali è possibile capire come stanno le cose. L’ indicatore è un segno, sintomo del
fenomeno che ci interessa, è costruito in modo tale da risultare obbiettivo e
da consentire una misurazione di ciò che indica.
4- Formazione degli indici: il lavoro di formazione degli indici
consiste nello stabilire come i dati elementari relativi ai vari indicatori
debbano essere combinati per dar luogo a una misura unica della variabile.
Questa misura unica è chiamata indice.
Chiarito il concetto di
variabile possiamo obbiettare che l’ intero lavoro di costruzione delle
variabili è in ultima un’ analisi
soggettiva poiché il ricercatore sceglie arbitrariamente l’ indicatore.