Le verità nascoste nelle fiabe
Premessa:
Questo argomento ci ha particolarmente incuriosito poiché fin da piccole siamo venute a contatto con il mondo delle fiabe, ma non abbiamo mai compreso fino in fondo il loro vero significato allegorico e la loro reale importanza. Le fiabe hanno avuto un ruolo così importante che abbiamo deciso di approfondire l'argomento, cercando di capire le caratteristiche che vi stanno alla base.
Dati:
La fiaba è una narrazione caratterizzata da racconti medio-brevi incentrati su avvenimenti e personaggi fantastici.
Tutte le fiabe del mondo hanno caratteristiche analoghe:
-indeterminatezza: personaggi, epoca e luoghi sono quasi sempre indefiniti;
-inverosimiglianza: i fatti che si presentano nel racconto sono spesso impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realtà;
-reiterazione e ripetizione dei motivi;
-apoteosi finale: c'è sempre un lieto fine;
-scopo didattico: c'è sempre una morale, anche se non espressa chiaramente come nella favola;
I principali autori che si sono soffermati sullo studio della fiaba sono:
- Vladimir Jakovlevič Propp
- Bruno Bettelheim
- è stato uno psicoanalista austriaco. Dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, si occupò di psicologia dell'infanzia e si interessò in particolare all'autismo, concentrando i suoi studi sulla psicoanalisi nell'età evolutiva. Si interessò anche alle fiabe. Pubblicò infatti un libro intitolato "Il mondo incantato", in cui egli sostenne che le fiabe dei fratelli Grimm fossero rappresentazioni di miti freudiani.
- Guido Petter
-
è stato uno psicologo e scrittore italiano. Ha scritto vari racconti per bambini, libri di memorie sui suoi trascorsi nella Resistenza e ha curato la traduzione e la diffusione del pensiero di Jean Piaget in Italia, compiendo numerose ricerche su temi quali lo sviluppo cognitivo e la psicologia dell'adolescenza.
La conclusione a cui sono giunti questi studiosi, attraverso un lungo e complesso esame, è stata quella che, per la maggior parte, gli elementi costitutivi delle fiabe debbano risalire a riti e miti "primitivi", e più specialmente alle "rappresentazioni della morte".
Le fiabe popolari, soprattutto quelle di magia, sarebbero quindi il ricordo di una antica cerimonia chiamata rito d'iniziazione che veniva celebrata presso le comunità primitive. Durante questo rito veniva festeggiato il passaggio dall'infanzia all'età adulta dei ragazzi, i quali venivano sottoposti a numerose prove con le quali dovevano dimostrare di essere abbastanza maturi per iniziare a far parte della comunità degli adulti.
Dopo le prove i ragazzi e le ragazze, come in una rappresentazione teatrale guidata da uno stregone, dovevano "morire" per celebrare la fine dell'infanzia. Questa morte temporanea veniva solitamente provocata usando sostanze stupefacenti. Al loro risveglio i giovani venivano considerati adulti.
Col passare del tempo il rito non si celebrò più, ma gli anziani continuavano comunque a ripeterlo e a ricordarlo nei loro racconti, i quali vennero poi tramandati per secoli e secoli con trasformazioni continue. Nacque così la fiaba.
Nella fantasia di chi tramandava i racconti ai giovani sottoposti al rito sono diventati i protagonisti delle fiabe, mentre gli stregoni sono diventati i personaggi "malvagi", coloro che fanno paura.
Sviluppo:
Nel famoso libro "Morfologia della fiaba" Propp è giunto ad individuare gli elementi che si presentano nella fiaba con ricorrenza secondo un determinato ordine.
Lo studioso, benché avesse studiato solo fiabe russe, dimostrò che la sostanza di ognuna di esse è uguale in tutte le civiltà, e che perciò lo sono anche le loro caratteristiche. Esse furono "scoperte" da lui, che ne individuò tre fondamentali:
1) gli elementi costanti della fiaba sono le funzioni dei personaggi;
2) la successione delle funzioni è sempre identica;
3) il numero delle funzioni che compaiono nelle fiabe è limitato.
Da questa conclusione in particolare Propp ha avuto modo di individuare, nella struttura di ogni fiaba, 31 funzioni e 7 ruoli fissi, quali:
Eroe/eroina (colui che svolge il ruolo di protagonista);
- Antagonista (colui che perseguita l'eroe);
- Donatore (colui che consegna il mezzo magico all'eroe);
- Mandante (colui che ordina all'eroe di salvare qualcuno);
- Aiutante (colui che aiuta l'eroe ad affrontare il perseguitatore);
Le fiabe però possono contenere riferimenti e insegnamenti che riportano alla realtà, come ci viene mostrato nel libro di Bettelheim "il mondo incantato" che spiega l'importanza e i significati psicoanalitici della fiaba, analizzando specificamente ognuna di esse.
Noi abbiamo preso in considerazione tre fra questi racconti, ovvero Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso e Cenerentola, fiabe famose e amate da tutti i bambini.
Hansel e Gretel è la prima fiaba che abbiamo approfondito, poiché da essa emergono più tematiche.
La prima di queste è la paura di essere abbandonati e di rimanere da soli nel mondo esterno. I due giovani fratelli utilizzano infatti vari espedienti, come i sassolini bianchi e le briciole di pane per fare ritorno a casa, poiché sanno che, senza l'aiuto dei loro genitori, potrebbero morire di fame.
In seguito viene sottolineato il forte egocentrismo che caratterizza il bambino.
Infatti Hansel e Gretel iniziano a mangiare la casa di dolci, senza chiedersi se potesse appartenere a qualcuno.
La loro preoccupazione maggiore era sfamarsi, senza pensare alle conseguenze delle loro azioni.
La successiva apparizione della strega e il suo desiderio di divorarli rappresentano ciò che i bambini temono, ovvero che possa essergli fatto del male senza la protezione dei genitori.
Infine con la sconfitta della strega e il ritorno dei fratelli a casa con il tesoro, il bambino comprende che tutti devono diventare indipendenti dai genitori, ma che resteranno sempre legati a loro.
L'altra fiaba che abbiamo analizzato è Cappuccetto Rosso.
Abbiamo notato come la storia insegni al bambino cosa comporti disubbidire alle regole imposte dagli adulti.
Cappuccetto Rosso, a differenza di Hansel e Gretel, possiede una fiducia maggiore nel mondo reale che la porta però a entrare in contatto con estranei, in questo caso rappresentati da due lupi.
Infatti la bambina conosce il primo lupo e gli parla, dandogli indicazioni precise sulla casa della nonna senza pensare che lui potesse rappresentare un pericolo. Alla fine della storia, nella versione dei fratelli Grimm, viene mostrato come l'esperienza abbia insegnato a Cappuccetto Rosso a non fidarsi di "lupi" estranei, ma invece a farsi aiutare dagli adulti. Infatti viene raccontato come la bambina, dopo aver incontrato il secondo lupo, decide di non fidarsi e di correre subito dalla nonna per avvertirla del pericolo.
Analizzando nello specifico la figura del cacciatore, abbiamo constatato determinate caratteristiche. Prima tra queste è ciò che egli rappresenta, ovvero l'uomo ragionevole e colui che non viene sopraffatto dai suoi desideri.
Nel racconto infatti il cacciatore, invece di sparare direttamente al lupo come avrebbe voluto, decide ragionevolmente di aprirgli lo stomaco per salvare Cappuccetto Rosso e la nonna.
In seguito invece di ucciderlo lo riempie di massi e chiude lo stomaco.
Da questo scoperto per quale motivo il lupo non viene ucciso: la fiaba protegge i bambini da inutili ansie. Se il lupo morisse quando gli viene aperto il ventre il bambino, immaginandosi inconsciamente un parto cesareo, potrebbe temere che la nascita di un bambino comporterebbe la morte della madre.
Infine l'ultima fiaba che abbiamo deciso di analizzare è Cenerentola.
La situazione principale nella quale il bambino si rispecchia maggiormente è la rivalità tra fratelli; il comportamento delle sorellastre nei confronti di cenerentola può far credere al bambino di essere trattato nello stesso modo nella sua famiglia. Cenerentola viene
umiliata e avvilita dalle sue sorellastre, i suoi interessi vengono infatti sacrificati dai loro e da quelli della matrigna.
Inoltre si pretende da lei che compia il lavoro più sporco, e, benché essa lo svolga bene, non le viene riconosciuto nessun merito, anzi vengono aumentate le pretese nei suoi confronti.
È così che il bambino si sente quando patisce i tormenti causati dalla rivalità fraterna.
Nel complesso però la storia serve soprattutto a ricordare al bambino quanto è fortunato e quanto le cose potrebbero essere peggiori.
Conclusione:
Per concludere, questi approfondimenti ci hanno permesso di comprendere meglio come le fiabe siano un mezzo attraverso cui trasmettere modelli di comportamento, insegnamenti e una solida morale. Possono essere anche uno strumento per comprendere il bambino e le sue possibili paure se solo venissero osservate più attentamente, come abbiamo fatto noi.