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Albert Bandura (4 dicembre 1925) è uno psicologo canadese noto per una delle sue tante teorie dell’apprendimento sociale: l’imitazione.
Bandura poté verificare che i bambini che avevano osservato l'adulto picchiare Bobo manifestavano un'incidenza maggiore di comportamenti aggressivi. In alcuni casi il bambino prende quasi subito
L’imitazione per i bambini è un'esigenza profonda e non deve in alcun caso essere ostacolata dagli adulti in quanto può avere conseguenze anche molto gravi sul loro sviluppo emotivo, affettivo e intellettivo.
L'IMITAZIONE
Albert Bandura (4 dicembre 1925) è uno psicologo canadese noto per una delle sue tante teorie dell’apprendimento sociale: l’imitazione.
Ha ottenuto notorietà per l'esperimento della bambola Bobo sull'aggressività infantile per imitazione, dove un gruppo di bambini prendeva come esempio, per capacità visiva, degli adulti che in una stanza, senza che il loro comportamento venisse commentato, picchiavano il pupazzo Bobo.
Altri bambini invece, vedevano degli adulti sedersi, sempre in assoluto silenzio, accanto a Bobo. Infine tutti questi bambini venivano condotti in una stanza piena di giocattoli tra cui c'era anche un pupazzo identico a Bobo. Su 10 bambini che picchiavano il pupazzo 8 erano quelli che lo avevano visto fare in precedenza da un adulto. Questo fa capire come il bambino segua una figura di riferimento, imitandola nei suoi comportamenti.
Altri bambini invece, vedevano degli adulti sedersi, sempre in assoluto silenzio, accanto a Bobo. Infine tutti questi bambini venivano condotti in una stanza piena di giocattoli tra cui c'era anche un pupazzo identico a Bobo. Su 10 bambini che picchiavano il pupazzo 8 erano quelli che lo avevano visto fare in precedenza da un adulto. Questo fa capire come il bambino segua una figura di riferimento, imitandola nei suoi comportamenti.
Bandura formò tre gruppi di bambini in età prescolare:
- nel primo gruppo inserì uno dei suoi collaboratori che si mostrò aggressivo nei confronti di un pupazzo gonfiabile ripetendo aggressivamente :"picchialo sul naso."
- nel secondo gruppo, quello di confronto, un altro collaboratore giocava con le costruzioni di legno senza manifestare alcun tipo di aggressività nei confronti di Bobo.
- infine, il terzo gruppo, quello di controllo, era formato da bambini che giocavano da soli e liberamente, senza alcun adulto con funzione di modello.
In una fase successiva i bambini venivano condotti in una stanza nella quale vi erano giochi neutri (peluche, modellini di camion) e giochi aggressivi (fucili, Bobo, una palla con una faccia dipinta legata ad una corda).
Bandura poté verificare che i bambini che avevano osservato l'adulto picchiare Bobo manifestavano un'incidenza maggiore di comportamenti aggressivi. In alcuni casi il bambino prende quasi subito
Bobo a martellate, apostrofandolo con
una certa enfasi.
In una seconda serie di esperimenti, l’adulto aggressivo, di volta in volta, è anche premiato o sgridato o lasciato senza conseguenze. Quindi il piccolo viene portato in un’altra stanza, dove ci sono diversi giochi. Dopo due minuti, i giocattoli gli vengono sottratti, dicendo che sono riservati ad altri bambini. Poi il soggetto viene riportato nella prima sala.
A questo punto il bambino, che aveva assistito all’aggressione di Bobo da parte dell’adulto, manifesta un gioco di tipo aggressivo, e in particolare gesti ed espressioni verbali violente nei confronti del pupazzo, in misura assai superiore a quella espressa dai soggetti che non avevano assistito alla violenza adulta.
A questo punto il bambino, che aveva assistito all’aggressione di Bobo da parte dell’adulto, manifesta un gioco di tipo aggressivo, e in particolare gesti ed espressioni verbali violente nei confronti del pupazzo, in misura assai superiore a quella espressa dai soggetti che non avevano assistito alla violenza adulta.
Il comportamento aggressivo è molto più intenso nei maschi che nelle femmine.
L’imitazione costituisce una modalità fondamentale dell'apprendimento dell’essere umano (anche degli animali). L’atto o il fatto di imitare è l'operare o il produrre ispirandosi a un modello che si cerca di uguagliare. L’imitazione è la capacità di acquisire nuove conoscenze tramite e con i propri simili, implica un’interazione con l’ambiente fondata sull’ esperienza di altri. Si risparmiano energie perché le energie sono state investite dagli altri. È un apprendimento veloce, stabile e attendibile.
L’imitazione per i bambini è un'esigenza profonda e non deve in alcun caso essere ostacolata dagli adulti in quanto può avere conseguenze anche molto gravi sul loro sviluppo emotivo, affettivo e intellettivo.
Spesso i piccoli pronunciano una parola o compiono un gesto a loro ignoto, lo fanno semplicemente come azione ripetuta. Ai piccoli fa solo piacere fare ciò che fanno gli adulti; fanno quel dato gesto o dicono quella data parola, perché lo hanno visto fare da mamma e papà. Questo è il primo ragionamento dei più piccoli. Esiste anche un successivo step logico, un secondo che è quello più smaliziato ed interviene come “reazione” al rimprovero: i bambini, rendendosi conto che quel gesto o quella parola ripetuti suscitano reazioni negative nell’adulto, tendono a ripeterli per attirare l’attenzione.
La tendenza ad imitare tutto ciò che li impressiona si manifesta nel gioco dove rivivono le esperienze del giorno. Questo riprodurre nel gioco le impressioni del giorno è per i bambini una esigenza profonda. È stato scientificamente dimostrato che i comportamenti anormali, presenti nei bambini, nascono prima di tutto dal fatto che essi imitano i cattivi esempi dati dai genitori ed adulti in generale e con quanti hanno contatti quotidiani.
Le profonde impressioni sensoriali della prima infanzia non si ripercuotono solo sulla sfera psichica, ma toccano anche il fisico. Nel cervello e nell’io si creano le premesse fisiche sia per un sano senso morale, sia il contrario, a seconda che si circondino i bambini di moralità o di immoralità.
Entrando nell'età adolescenziale, i vari modelli sono: calciatori, vip, modelle, cantanti, attori, show girl. La fascia adolescenziale e giovanile è quella più attiva sui social network e sul web e loro sono i maggiori sostenitori di ciò che appare e viene trasmesso.
Parliamo ora delle Fashion Blogger, fenomeno che sta spopolando tra le preadolescenti e adolescenti che cercano disperatamente di imitarle da un punto di vista estetico e professionale. Crediamo fermamente che i sogni dei bambini siano cambiati, se prima si idealizzavano i lavori socialmente utili e si sorrideva quando dalla bocca di un piccolo si sentiva pronunciare “da grande voglio fare il pompiere, il medico, l’insegnante ecc…..”, oggi, in piena fase adolescenziale, sento pronunciare “vorrei fare la Fashion Blogger o vorrei far lo YouTuber”, perché? "Per diventare famoso".
Sin dai primi mesi di vita l'espressione quotidiana dei bambini moderni è caratterizzata dalla televisione. Le immagini ed i suoni che vengono riprodotti sullo schermo tengono “inchiodati” i bambini e ragazzi per lunghe ore del giorno impedendo loro di giocare e quindi conoscere meglio le parti della vita. Nonostante questo la televisione consente anche un'informazione vasta e mette gli adolescenti a contatto con le persone, oggetti, ambienti ma fornendo solo l'immaginazione e non il mondo concreto. Possiamo dire che il flusso delle immagini trasmesse non può sostituire la vita reale che resta un elemento fondamentale per la formazione di una persona in generale. Quindi la televisione offre un'esperienza illusoria e inadeguata che può condizionare negativamente sia gli apprendimenti che il contatto con le cose pratiche della vita quotidiana. D'altra parte però l'assimilazione per le immagini del mondo esterno risultano più facili e piacevoli.
Qualunque sia l’epoca in cui viviamo, una persona viene condizionata dalle norme e dal comportamento della società. L’educazione di una persona ha una potente influenza su come essa vede il mondo. Forma la propria mente per quanto riguarda ciò che è accettabile e inaccettabile come un comportamento o una norma. Andando a scuola e in seguito con l’inizio dell’adolescenza, gli insegnanti e i colleghi iniziano a esercitare un’influenza nel modellare il modo in cui pensiamo. In breve i comportamenti, le tradizioni e le norme con cui cresciamo diventano lo status quo della nostra vita. Se i genitori lo fanno e gli amici lo fanno e la società abbraccia il processo di pensiero generale, allora è probabile che anche noi pensiamo che sia giusto.