IL METODO SUZUKI
...che la musica possa rendere migliore l'uomo, gli dia la pace, la gioia di vivere. (S.Suzuki)
PREMESSA
Durante il periodo di due settimane in alternanza scuola lavoro alla Fondazione Scuola Cattolica Istituto S. Maria degli Angeli, sono venuta a contatto con varie realtà e tecniche di insegnamento innovative, ma il metodo esposto dall'insegnante di musica mi ha colpito particolarmente; infatti mi ha spiegato come applicasse nelle sue classi il metodo Suzuki, ovvero come insegnasse ai bambini a suonare uno strumento musicale partendo dall'osservazione di una sua esecuzione.
DATI
Il metodo Suzuki , anche detto educazione al talento, è una filosofia educativa musicale elaborata dal violinista giapponese Shinichi Suzuki nella prima metà del XX secolo.
Shinichi Suzuki |
SVILUPPO
Il metodo Suzuki è spesso inquadrato nel mondo occidentale come un processo di apprendimento "per imitazione", e questo viene spesso sottolineato in senso critico; al contrario l'imitazione è un processo di apprendimento che non può essere messo in discussione, dato che proprio nei primi stadi dell'educazione ciascuno di noi ha appreso il linguaggio parlato tramite l'imitazione dei genitori.
Cos'è il metodo Suzuki?
Il Metodo è stato elaborato dal violinista e didatta Shinichi Suzuki intorno agli anni ’50.
Il Metodo si fonda su un triangolo fondamentale, ai vertici del quale sono posti il bambino, l’insegnante e un genitore. Il ruolo del genitore è quello di dedicare quotidianamente una piccola parte del suo tempo al proprio bambino per fare musica, che iniziando molto piccolo ha bisogno di una guida per lo studio a casa.
Imparare a suonare può risultare utile per altri scopi: infatti suonando uno strumento ognuno di noi acquisisce un bagaglio di conoscenze che può risultare utile in esperienze quotidiane come la coesione di gruppo, la capacità di ascolto e la coordinazione mano-occhio.
Caratteristiche principali
Il metodo Suzuki sviluppa il talento presente in ciascun bambino, utilizzando strumenti adeguati e personalizzati; inoltre al centro del metodo c’è la famiglia, che deve aiutare e sostenere il bambino, creando un ambiente adatto allo sviluppo delle sue abilità.
L’obiettivo del metodo è l’educazione globale, in quanto l’accento è posto sul come si ottengono i risultati e non sul quanto rapidamente il bambino apprenda le nozioni principali.
Il percorso si inizia all’età di 3-4 anni, il bambino prima impara ad ascoltare la musica e poi impara a suonare, solo successivamente imparerà a leggere la musica.
La scelta dello strumento
Quando il primo anno il bambino entra a far parte della scuola, partecipa a un laboratorio nel quale ha l’occasione di ascoltare i propri compagni mentre suonano i loro strumenti e da questa esperienza il bambino inizia ad elaborarle la scelta di quello che diventerà il suo personale strumento musicale.
I vantaggi
Suzuki aveva intuito che l’apprendimento precoce della musica, se fatto in modo costante e continuativo, influisce positivamente sullo sviluppo globale del bambino, per esempio sull'apprendimento del linguaggio e sullo sviluppo della memoria.
Inoltre, poiché si impara a suonare prima per imitazione e solo successivamente a leggere la musica, anche i bambini con eventuali difficoltà di lettura riescono, con soddisfazione e buoni risultati, a imparare a suonare.
Suonare a memoria aiuta il bambino a concentrarsi su aspetti musicali fondamentali quali: una buona postura, un bel suono, la cura del fraseggio musicale, ecc.
Le lezioni
Sono previste anche le lezioni collettive di strumento, oltre a quelle individuali e d’Orchestra. E’ questo il momento di maggior gratificazione e piacere per i bambini: suonare insieme favorisce la socializzazione fra loro, li stimola a continuare a imparare, insegna loro a stare insieme, a lavorare in gruppo rispettandone le regole.
CONCLUSIONE
L'esperienza di alternanza scuola-lavoro mi ha permesso di comprendere più a fondo il ruolo dell’insegnante, ma soprattutto, grazie alla disponibilità della maestra che mi ha affiancato, ho potuto tenere una piccola lezione nella quale ho coinvolto i bambini insegnando loro come creare un portapenne di cartone.
E' stato interessante notare come i bambini, dopo appena poche ore da quando ero arrivata, abbiano subito creato un legame molto forte con me e, già dopo pochi giorni, ero diventata per loro una figura di riferimento, quasi come una vera maestra. Questa loro inclinazione è stata una delle cose che mi ha più colpito suscitando in me lacrime di gioia.
Inoltre ho potuto cimentarmi in attività tipiche di un insegnante come correggere i compiti, passare tra i banchi durante le verifiche oppure fotocopiare le schede didattiche, su quali criteri basarsi per realizzare le verifiche.
Questa esperienza è stata molto significativa poiché, per la prima volta, ho potuto vivere la scuola da un altro punto di vita: quello dell’insegnante.