lunedì 14 gennaio 2019

RAPPORTO FRA I BAMBINI E INSEGNANTI

DATI 
Ho svolto la mia personale esperienza di alternanza scuola-lavoro presso la scuola primaria Tiboni, a Urago Mella. In due settimane ho potuto assistere a una parziale lezione di una classe terza e le altre in una prima. Durante questo periodo ho avuto l’opportunità di essere a diretto contatto con i bambini e di conseguenza con i relativi problemi che riguardano l’ambiente scolastico.  

PREMESSA  
Dopo aver osservato attentamente una classe prima della scuola primaria, posso evincere che il rapporto che lega il bambino alla maestra è un rapporto speciale, soprattutto nei primi anni della scuola primaria, poiché si crea una relazione affettiva, mai neutra. Ho notato che l’insegnante ha un valore molto importante per il bambino, per loro è una figura così significante da costruirne un modello, un punto di riferimento stabile, che traccia un ricordo indelebile nella memoria del bambino.
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 SVOLGIMENTO  
L'insegnante per il bambino che cresce è identificata con un altro posto al di fuori della sfera familiare nel quale il bambino trova, o dovrebbe trovare, un’accettazione che genera in esso sicurezza e fiducia che, pur con evidenti differenziazioni, richiamano a quella familiari. D’altra parte, gli scambi che giornalmente avvengono nel contesto della classe tra maestra e bambino, nel tempo, creano ricordi, prospettive future assumendo rilevanza affettiva. È un rapporto attivo e reciproco che, tuttavia, domanda all’insegnante una disponibilità emotiva e cognitiva in grado di saper leggere le emozioni del bambino e le proprie, in modo da incontrarlo con interesse, rispettando le sue esigenze di apprendimento e di crescita, aiutandolo ad andare un po’ oltre per allargare e arricchire il suo sguardo sul mondo. Il ruolo dell’insegnate richiede dunque chiarezza,capacità di pensiero e accettazione dei propri limiti. 

L'importanza del rapporto fra bambino e insegnante è testimoniata da ricerche che esaminano molteplici aspetti dell’andamento scolastico, al successo dell’apprendimento e alla capacità del bambino di instaurare rapporti con i compagni di classe. La qualità della relazione rappresenta un fattore di protezione che influenza positivamente il percorso evolutivo e il rendimento scolastico del bambino nei primi anni di scolarità. Il peso del sostegno affettivo della maestra verso la fine della scuola primaria tende a diminuire e a colorarsi in modo differente, a seconda della qualità del rapporto del bambino con i compagni e del genere di appartenenza 
Le relazioni che l’insegnante ha con gli alunni possono variare. Certe relazioni possono essere intime e affettuose, altre distante e formali e infine ci possono essere quelle conflittuali. Secondo uno studio sono emersi 5 tipi di relazione fra insegante e bambino: 
1dipendente, che è caratterizzata da un affidamento eccessivo 
2)positivamente coinvolta, ciò che la caratterizza sono il calore e la comunicazione 
3)disfunzionale, significanti sono la rabbia, il fastidio reciproco e lo scarso coinvolgimento 
4)mediamente funzionale, rabbiosa (conflitto elevato) 
5)non coinvolta, caratterizzata da uno scarso calore, scarsa rabbia e una scarsa comunicazione.  
Diversi studi hanno rilevato che gli studenti traggono vantaggio da una comunicazione aperta e da un senso di vicinanza con gli insegnanti 
Altri studi sulle relazioni fra bambini e insegnanti nelle prime classi elementari hanno riscontrato fra i bambini alcuni stili interpersonali che caratterizzano le loro interazioni con i maestri e con i compagni. Presumibilmente, lo stile è il prodotto delle interazioni con i genitori 

Il rapporto dunque risulta educativo nella misura in cui l’insegnante considera l’alunno un interlocutore attivo, capace di feedback, di dare risposte che reindirizzino la relazione per un continuo scambio comunicativo.   
Dei semplici accorgimenti per guadagnarsi la fiducia dei ragazzi sono quello di chiamarli per nome, coinvolgerli con lo sguardo durante le lezioni, dare feedback positivi e sottolineare i valori piuttosto che incentrarsi solo sugli aspetti negativi, informarsi sulla vita extrascolastica e raccontare anche qualcosa di sé, in generale predisporsi all’ascolto delle criticità dei singoli e della classe. 
Ci sono casi in cui l’alunno non si mostra interessato nei confronti delle attività proposte dal corpo docente; in questo caso un buon insegnante deve tener conto delle difficoltà momentanee del ragazzo e tentare di fare un passo avanti per guadagnarsi il suo rispetto, eliminando pregiudizi e orgoglio. E' bene evitare di lasciarsi trascinare dall’effetto Pigmalione, ovvero quello per il quale gli insegnanti si auto-convincono di determinate caratteristiche dei loro alunni ed inconsciamente iniziano a trattarli in modo diverso dagli altri; questo atteggiamento può sfociare in una profezia che si auto-avvera dove il ragazzo finisce per confermare le aspettative. Ed esempio,un maestro che nota delle difficoltà relazionali in uno studente adolescente può commettere l’errore di lasciarlo in disparte, mostrare disinteresse e scarsa attenzione nel suo coinvolgimento in aula, tanto da portare l’alunno stesso a perseverare nel suo stato di isolamento anche se quello per lui rappresentava solo un momento in cui aveva delle preoccupazioni personali. 
La giusta risoluzione a questa problematica è quella di sospendere i propri giudizi e porsi in modalità empatica, accogliere l’alunno e riconoscerlo nella sua singolarità e nelle sue potenzialità per un intervento pedagogico che sia funzionale, efficace e che aumenti la bontà della relazione. Come sostiene lo psicologo russo Losanov, l’insegnante deve essere dinamico, spontaneo e delicato per riuscire ad ottenere la partecipazione necessaria a rendere apprendimento e relazione realmente efficaci. 
Rifacendosi alla teoria di Bowlby, quando il bambino vive una relazione negativa con l'insegnante non tende a interromperla ma al contrario tende ad aumentare le richieste, per confermare l'immagine (negativa) che ha di sé. Si crea quindi una dipendenza conflittuale in cui il bambino vive sentimenti di rabbia e di ingiustizia. Passando dall'aspetto educativo a quello del rendimento scolastico si può affermare che c'è un importante collegamento tra il buon rendimento scolastico e una relazione positiva, in quanto il bambino che si sente valorizzato e supportato dall'insegnante risponde in modo positivo alle sue sollecitazioni ed è concentrato prevalentemente sull’apprendimento e non sul contenimento di stati d’animo negativi. 

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CONCLUSIONE 
Il rapporto alunni/insegnati è sicuramente un rapporto complesso e delicato che può aprire ai discenti orizzonti di sviluppo e potenzialità infinite; è bene che ogni insegnante tenga sempre a mente l’importanza del suo ruolo e che si adoperi per rendere questa relazione funzionale sviluppando metodologie personali, in parte flessibili, che valorizzino la diversità e i talenti. Si può concludere asserendo che più l'insegnante permette al bambino di vivere esperienze emotive positive, più gli permette di sviluppare abilità sociali, di autoregolazione, di padroneggiare le diverse situazioni e di avere degli apprendimenti didattici buoni. L’insegnante è il co-autore di un cammino di crescita importante dal punto di vista culturale e formativo, ma anche figura di sostegno per lo sviluppo psicologico del Sè.