Quello dello sfruttamento del lavoro minorile è una
piaga che si è incrementata nel tempo a causa del disinteresse dei potenti del
nostro pianeta.
La Convenzione
sui diritti dell'infanzia
" Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo
di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto
ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio
la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico,
mentale, spirituale, morale o sociale."
Detto in altre parole: ogni bambino
ha il diritto di vivere la propria infanzia. E questo
significa studiare e giocare. E non lavorare in una
miniera o in un campo.
Cos'è il lavoro minorile?
Il lavoro minorile è definito
come l’attività
lavorativa che priva i bambini e le bambine della loro infanzia, della loro
dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-fisico.
Il lavoro minorile comprende varie forme di sfruttamento spesso causate da
condizioni di estrema povertà, dalla mancata possibilità di istruzione, da
situazioni economiche e politiche in cui i diritti dei bambini e delle bambine
non vengono rispettati, a vantaggio dei profitti e dei guadagni degli adulti.
Molti bambini sono coinvolti nei processi produttivi
dell’economia globalizzata: in agricoltura, in miniera, nei servizi e nelle
industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione. I bambini sono
spesso reclusi, emarginati, esposti a sofferenze fisiche e psicologiche.
Definire il lavoro minorile non è semplice, come non è semplice
riuscire a estirparlo.
·
È mentalmente, fisicamente, socialmente e/o
moralmente pericoloso per il bambino;
·
Priva i bambini della possibilità di studiare, dal
momento che devono lasciare la scuola prematuramente;
·
Costringe i bambini a compiere lavori eccessivamente
lunghi, faticosi e pericolosi.
Nel mondo più di 240
milioni di bambini e ragazzi, compresi
tra i 7 e i 17 anni, vengono
sfruttati per lavori pesanti.
La maggior parte di loro non può frequentare la scuola.
Questi bambini lavorano per guadagnare dei soldi per aiutare la loro famiglia a
sopravvivere: vivono in Asia, in Africa, in America meridionale ma anche in
Europa e addirittura in Italia .
Il mondo è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo di sradicare ogni
forma di lavoro minorile entro il 2025, come previsto negli Obiettivi di
Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, e in
base al trend attuale, in quella data, vi saranno ancora 121 milioni di minori
vittime di sfruttamento lavorativo.
Quasi la metà del totale (72 milioni) si trova in
Africa, con Afghanistan, Pakistan, Sudan, Yemen e Somalia che fanno registrare le
percentuali più alte di bambini tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro
minorile. In questi Paesi, infatti, lavora più di 1 bambino su 2; quasi 1 su 3 (29%) se si
considera l’area dell’Africa subsahariana dove, rispetto al passato, la lotta al lavoro
minorile non
soltanto non ha fatto registrare alcun miglioramento ma, al contrario, ha visto
un incremento del
fenomeno.
Questa terribile piaga non risparmia neanche l’Italia dove,
solo negli ultimi due anni, sono stati accertati più di 480
casi di illeciti riguardanti l’occupazione irregolare di bambini e adolescenti, sia italiani
che stranieri. Secondo l’ultima indagine sul lavoro minorile i minori tra
i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno erano stimati in 260.000, più di 1 su 20
tra i bambini e gli adolescenti della loro età.
Il lavoro minorile nelle
multinazionali
Tra le grandi multinazionali coinvolte nello sfruttamento
della mano d’opera minorile, possiamo menzionare la Coca Cola o la Apple nelle
cui fabbriche dislocate in Cina sono stati trovati nel 2010 ben 91 bambini
lavoratori. Oppure della Mc Donald’s, della Nike o ancora della Timberland.
Le multinazionali in genere appaltano il lavoro a
ditte locali, le quali a loro volta lo subappaltano a ditte più piccole. In questo
"giro" si annida il lavoro dei bambini, difficilissimo da scovare,
soprattutto perché, purtroppo, spesso è tollerato, se non addirittura legale. Ad
esempio, in Indonesia il lavoro minorile è legalizzato (ma solo per 4 ore al
giorno) e le piccole tute blu dell'industria manifatturiera sono almeno
300.000. Per salari bassissimi bambini e bambine lavoratori di 10-12 anni,
assunti al posto dei genitori, vivono lontano dalle famiglie, poverissime e
rurali.
Progressi e Obiettivi
Negli ultimi vent’anni sono stati tuttavia compiuti
significativi passi avanti per contrastare il fenomeno. Nel 2000, infatti, il
lavoro minorile coinvolgeva 246 milioni di bambine e bambini, 94 milioni in più
rispetto alla situazione attuale, questi progressi hanno riguardato soprattutto
Asia centrale e Europa Orientale.
L’obiettivo principale è quello di spezzare il circolo della
povertà.
La strada verso l’abolizione del lavoro minorile è
complessa e gli interventi avvengono gradualmente:
- il primo riguarda il sostegno all’economia familiare, in
modo da rendere meno necessario il ricorso al lavoro dei più piccoli, con
iniziative per aumentare il reddito e sostenendo i costi per l’istruzione dei
bambini;
- il secondo intervento
riguarda la sensibilizzazione
della società sull’importanza di prevenire ogni forma di sfruttamento;
- il terzo invece riguarda l'istruzione, con azioni che
favoriscono il reinserimento a scuola dei bambini lavoratori e la
sensibilizzazione della prevenzione dell'abbandono scolastico.
Così diceva Iqbal Masih , un bambino
pakistano diventato in tutto il mondo simbolo della lotta contro il lavoro minorile.
Venduto dalla sua famiglia a un fabbricante di tappeti che
lo costrinse a lavorare sottonutrito e incatenato a un telaio, Iqbal riuscì a
fuggire e iniziò a partecipare a dibattiti e manifestazioni contro la schiavitù
dei minori.
L’educazione è l’arma con cui sconfiggere
il lavoro minorile. Rendere
accessibile l’istruzione a tutti quei bambini che non possono più andare a
scuola, o che non ci sono mai andati perché costretti a lavorare, significa
restituire loro una parte dell’infanzia di cui sono stati privati. E significa
anche permetter loro di sviluppare le proprie capacità e abilità, per diventare
adulti consapevoli e godere appieno dei loro diritti.