Le problematiche riguardanti l’insegnamento ai bambini stranieri
DATI: Secondo una ricerca dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) i minori stranieri in Italia nel 2015 sono 1.085.734 rispetto ai 933.228 del 2011: in pratica sono aumentati del 16% in quattro anni, sempre nel 2015 in Italia il 13% dei bambini tra gli 0 e i 5 anni era straniero. Il 36% dei minori extracomunitari viene dall’Africa, il 29% dall’Europa, il 28% dall’Asia e il 7% dall’America. Il 17% è marocchino, il 14,7% albanese, il 9% cinese, il 4,6% egiziano e il 4,1% indiano. La media nazionale per i nuovi nati stranieri è del 14,8% ma i dati dei diversi territori italiano variano molto da Regione a Regione. In Emilia Romagna, ad esempio, è straniero quasi un neonato su 4 (24%) e in Lombardia più di uno su cinque (22,5%). Al Sud e nelle isole sono nati meno bambini stranieri: si va dal 6,9% della Calabria al 3,9% della Sardegna.
SVOLGIMENTO: Le difficoltà che questi bambini spesso incontrano in ambito scolastico coinvolgono un insieme di fattori di cui quelli cognitivi sono solo una parte. Il bambino straniero che si trova a svolgere il proprio percorso scolastico nel sistema italiano è in molti casi in ritardo nell’apprendimento scolastico o comunque non ottiene risultati paragonabili a quelli dei suoi compagni italiani. Infatti, dopo un periodo di adattamento e assestamento nel contesto italiano e apprendimento della nuova lingua, rispetto alle difficoltà quello che ci si aspetterebbe è che la percentuale di bambini e ragazzi stranieri in difficoltà dovrebbe avvicinarsi a quella dei loro compagni italiani; i dati del MIUR però ci mostrano una situazione ben diversa: il 42.5% degli alunni stranieri (di tutti gli ordini di scuola), infatti, si trova in una situazione di ritardo scolastico, a fronte di un ben più contenuto 11.6% degli alunni con cittadinanza italiana.
Quello che si osserva è che, quando non sono presenti difficoltà specifiche o disturbi di altro genere, le difficoltà maggiori per i bambini di origine non italiana consistono inizialmente nel l’apprendimento dell’italiano e in seguito nell’uso della lingua per comprendere i testi scolastici delle diverse materie e poterli studiare. Quando, al di fuori del contesto scolastico, i bambini sono esposti in maniera prevalente alla loro lingua di origine, anche se nati e scolarizzati in Italia, possono incontrare difficoltà scolastiche legate alla lingua. In questo contesto le istituzioni scolastiche italiane, in particolare la scuola primaria e secondaria di 1° e 2° grado si presentano poco preparate ad accogliere ed integrare i nuovi studenti che, soprattutto nel periodo iniziale hanno bisogno di un sostegno culturale e psicologico per inserirsi nel nuovo mondo culturale e nel nuovo sistema di comunicazione a scuola e nella società.
E' opportuno che le scuole italiane si attivino in tre fondamentali ambiti:
- 1 L'insegnamento dell’italiano come lingua seconda;
- 2 Promozione dell’educazione interculturale con specifici progetti e iniziative;
- 3 Collaborazione con le strutture formative presenti nel territorio (comune, biblioteca, centri interculturali, associazioni)
Il punto fondamentale è certamente la formazione dei docenti italiani in ambito linguistico ed interculturale, in modo che essi possano conoscere e meglio affrontare i problemi dell'educazione interculturale e dell'educazione linguistica per gli alunni stranieri, per i quali vanno adottati metodi di insegnamento dell’italiano come lingua seconda e non come lingua madre.
CONCLUSIONE: Durante la mia esperienza ho riscontrato questa situazione di difficoltà e proprio per questo motivo posso ritenere che la mia alternanza scuola-lavoro sia stata utile ed efficace in quanto ho potuto vedere e vivere in prima persona le problematiche di una classe e di una maestra dei nostri tempi, ma soprattutto ho avuto la possibilità di mettermi in gioco per trovare delle soluzioni ai problemi di integrazione.