venerdì 28 febbraio 2020

L'IMPORTANZA DEL GIOCO NELL'INFANZIA

Molti studiosi hanno dimostrato come il gioco libero e socializzato abbia un’importante e fondamentale funzione nello sviluppo delle capacità cognitive, creative e relazionali. 
Un bambino gioca per tanti motivi: per conoscere il mondo che lo circonda, per crescere, apprendere, elaborare le sue esperienze, per entrare in relazione con gli altri, per sviluppare delle abilità che gli permetteranno di passare dall’essere una creatura completamente dipendente dagli altri ad un individuo sempre più indipendente. Attraverso il gioco, infatti, il bambino incomincia a comprendere come funzionano le cose: Il gioco è significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino, perché, quando gioca, sorprende sé stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare in relazione con il mondo esterno e con sé stesso. 
Vi sono inoltre varie fasi del gioco durante la crescita: 
0 – 1 anno: Il gioco comincia già dai primi mesi di vita del bambino. Inizialmente questa prima fase garantisce al bambino delle sensazioni che vanno a gratificare e arricchire il proprio sé che si sta formando. I primi giochi vengono fatti con il proprio corpo e quello della mamma, anche se la sua attenzione è rivolta anche agli oggetti che lo circondano. Il bambino agita le mani, muove le gambe. Sono tutte attività che hanno carattere prettamente esplorativo e ripetitivo.  
2 anni: In questa fase dello sviluppo il bambino inizia a prendere coscienza della separazione dalla mamma, e quindi deve far fronte alle crisi di ansia e d’abbandono. In questa fase subentra l’oggetto transazionale. È un oggetto che nei primi anni di vita assume un carattere particolare, viene offerto al bambino dalla principale figura ossia la mamma, e nel momento in cui la questa si assenta, questo oggetto la rappresenta ed è un segno di certezza. Successivamente quando il bambino acquisisce la consapevolezza della figura materna l’oggetto transazionale viene abbandonato e se rimane diventa una forma abituale e perde il suo significato principale. 
3 anni: In questa fase di crescita iniziano a compiersi i primi giochi di socializzazione. Il bambino dimostra interesse a giocare con gli altri. Inizia a svilupparsi l’immaginazione e si tende ad imitare il comportamento degli altri. 
4 – 5 anni: È una fase in cui il gioco diventa espressione delle proprie emozioni. I giochi maggiormente prediletti sono quelli della bambola, del dottore e il gioco a nascondino. L’uso di questi giochi serve a rappresentare delle punizioni o proibizioni che il bambino ha subito
6 – 10 anni: I giochi sono caratterizzati dalle regole e si svolgono in gruppo. Questo fa sì che il bambino impari a stare con gli altri, e al rispetto delle regole per garantire il buon funzionamento del gioco.  
GIOCO DA SOLI 
Risultato immagini per bambina che gioca
Risultato immagini per bambino che giocaI bambini che sanno giocare da soli sono in grado di sviluppare fiducia in sé stessi e immaginazione. A volte tendiamo a pensare che così facendo non sviluppano nessuna abilità sociale, ma è una preoccupazione del tutto infondata. Secondo quanto spiega la psicologa infantile Lorena Jiménez, i bambini devono crearsi prima un mondo proprio, per poi, in seguito, comunicare e interagire con gli altri. Giocare da soli, quindi, permette ai bambini di dare sfogo alla propria immaginazione, perché quando si dedicano totalmente ad una attività in cui non vengono giudicati né criticati, hanno molte più probabilità di sviluppare la propria creatività e di essere molto più autonomi. Inoltre giocare li aiuta ad esplorare l’ambiente che li circonda. Durante i momenti in cui i bambini giocano da soli, si può osservare che reazioni hanno, che tipo di linguaggio utilizzano, che tipo di comunicazione esiste tra una macchinina e un’altra, tra un bambolotto e un burattino. Nel gioco solitario vengono ricreate tutte le dinamiche della vita (anche grazie all'uso dei pupazzi che diventano attori in una recita) e il bambino fingendo impara a gestirle ed affrontarle. A livello cognitivo i bambini imparano anche a pensare mentre sono impegnati a giocare da soli. Attraverso il gioco in solitario, si ha l’opportunità di osservare e conoscerne il livello di sviluppo sotto l’aspetto morale, sociale ed emotivo dei bambini. I dialoghi usati durante quest’attività sono il vivo riflesso del mondo del bambino. Perciò è molto importante prestare attenzione alle conversazioni immaginarie che i bambini mettono in atto quando giocano da soli, perché mediante esse si può valutare che tipo di situazioni stanno vivendo. Il gioco in solitudine e l’occupare parte del tempo senza il bisogno di amici e genitori, fa crescere nel bambino la consapevolezza di avere dentro di sé gli strumenti per affrontare il mondo. In questo momento, infatti, è costretto ad affrontare i problemi e le situazioni con i propri mezzi. In pratica, compie dei percorsi di ragionamento di fronte a queste situazioni, che in presenza di un genitore non compierebbe perché aiutato. È importante non interrompere il bambino che gioca da solo, specie se il gioco che sta facendo, implica la risoluzione di problemi. Inoltre abituare un bambino ad avere momenti di solitudine, significa abituarlo a una situazione che i più temono. È importante che il bimbo impari a stare solo con sé stesso oggi, perché non abbia paura di questi momenti domani.
Il gioco in solitudine è una reazione alla noia e I genitori non devono necessariamente stimolare in continuazione i bambini; infatti i bambini hanno bisogno anche di abbassare il livello di questi stimoli e Il momento di solitudine serve anche a questo, annoiarsi per poi crearsi da soli gli stimoli per vincere questa noi

GIOCARE IN COMPAGNIA 
Nonostante giocare da soli sia costruttivo e utile al bambino bisogna anche ricordarsi che è importante far giocare in compagnia i bambini; infatti se lasciati soli per troppo tempo i bambini potrebbero convincersi della possibilità di fare tutto anche al di fuori del gioco, mentre la presenza di un compagno di divertimento li rende consapevoli dei limiti che ci sono anche durante il gioco. In tal modo, i bambini diventeranno più comunicativi e più pronti ai rapporti sociali ed alla gestione delle possibili conflittualità. 
Oggi risulta sempre più difficile incentivare i bambini al gioco di gruppo, poiché siamo circondati da forme di gioco alienanti, legate ad un uso distorto ed insano di dispositivi elettronici tablet e smartphone. Eppure, nello sviluppo di un bambino non si può prescindere dall’idea di gioco di gruppo, che apre scenari di sana socializzazione, di confronto e “squadra”. Apparentemente il gioco di gruppo può essere visto come un semplice mezzo utilizzato per riuscire ad intrattenere contemporaneamente un vasto numero di bambini, sia in ambito scolastico che in specifici contesti ludici; non sempre però è così, spesso esso viene invece usato a scopo educativo, e diventa quindi un vero e proprio mezzo utile per poter educare. Attraverso questo tipo di gioco infatti è possibile insegnare ai bambini, in modo implicito la relazione ed il sano confronto con i pari e spesso, soprattutto per mezzo del gioco di squadra viene anche insegnata l’importanza di ascolto verso il prossimo e il senso di responsabilità e collaborazione verso i propri compagni. Il gioco di gruppo può denotare come sia rilevante aiutarsi a vicenda dal momento in cui all’interno di un gruppo ciascun individuo nel suo piccolo può essere di grande aiuto a tutti gli altri. Infondo i bambini possono imparare fin da piccoli ad essere generosi ed ancora una volta è proprio partendo dal gioco e dalla sua funzione importantissima a livello educativo per ogni bimbo, che si possono porre le basi per un sano ed equilibrato sviluppo.
   GIOCARE CON I GENITORI 
Un ruolo fondamentale è ricoperto anche dai genitori, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, quando tocca a loro a strutturare l’attività ludica dei propri bambini. In particolare, nei primi due anni di vita la conoscenza degli oggetti è mediata in buona parte dagli adulti di riferimento che motivano i bambini all’esplorazione. I bambini che dimostrano un attaccamento sicuro alla mamma e al papà sono anche quelli più predisposti ad esplorare contesti nuovi, e manifestano giochi di finzione più frequenti rispetto ai bambini con attaccamento insicuro. 
Il bambino sperimenta in un modo semplice, immediato, spontaneo e piacevole, la presenza e l'amore dei suoi genitori che sono fisicamente e emotivamente con lui senza avere uno sguardo fisso all'orologio o all'agenda. Allo stesso tempo mamma e papà attraverso il gioco possono conoscere ancora meglio i loro figli, vederli "all'opera", osservarli, comprenderli e sentirli ancora più vicini. Proprio attraverso il gioco essi avranno modo di stimolarli e aiutarli dove loro fanno più fatica "sfruttando" la motivazione nel gioco
Grazie al fatto che il gioco rappresenta una cornice piacevole e gratificante può essere anche quindi un valido strumento educativo, un ambito in cui non pretendere ma accompagnare, sorreggere e stimolare. Il gioco rappresenta l'attività principale e preferita dei bambini; il giocare insieme ai genitori aggiunge a questa attività il piacere per il piccolo di svolgerla con le persone che più ama al mondo. 
Inoltre giocare è un’occasione unica per conoscere il bimbo e rafforzare il legame e la complicità con lui. La presenza della mamma e/o del papà inoltre permette al figlio di esprimere le emozioni, di conoscere sé stesso, e favorisce lo sviluppo dell’immaginazione e della creatività in un clima di sicurezza, protetto dall’adulto, del quale si fida ciecamente. 
Occorre tenere presente che l’attività ludica è per i bambini un’esperienza di apprendimento perché mentre giocano imparano a conoscere le proprie capacità, potenzialità ma soprattutto emozioni. Quest’ultime sono prevalentemente di tono positivo perché giocare significa anche divertirsi, ma in realtà nel gioco viene messo in campo tutto il mondo emotivo. Pensate ad esempio alla rabbia che spesso può emergere quando il bambino non ottiene il gioco che vuole oppure alla delusione quando il compagno di giochi non accoglie la propria proposta. Quando il gioco avviene con un adulto, solitamente, la gestione di tali aspetti emotivi avviene in un contesto più protetto perché mamma e papà hanno maggiori capacità di mediazione rispetto ad un compagno della stessa età. Per questo motivo giocare con gli adulti è quindi “un po’ più semplice” rispetto al gioco con i pari
Quindi, se da un lato giocare con i bambini è un regalo prezioso che si può fare loro, dall’altra occorre fare attenzione a farsi che questa non sia l’unica modalità conosciuta dal bambino.
 Risultato immagini per bambini che giocano con genitori

I BAMBINI E I VIDEOGIOCHI  
Oltre al gioco in compagnia, in solitudine e con i genitori si è diffuso, con lo sviluppo della tecnologia, anche il gioco con i videogiochi. 
Relativamente all’utilizzo dei videogiochi da parte dei bambini ci sono delle posizioni contraddittorie, ovvero c’è chi sostiene a pieno l’utilizzo di questi strumenti, ovviamente nei limiti, e chi invece si oppone al loro impiego. Nello specifico, i sostenitori dei videogiochi pongono l’attenzione sulle possibilità di sviluppo delle capacità percettive e senso-motorie: 
i videogiochi faciliterebbero l’approccio alla cultura e al pensiero tecnologico e stimolerebbero i processi mentali (memoria, capacità di pensiero induttivo…), la capacità di calcolo e di formulazione di strategie vincenti, la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, la coordinazione oculo-motoria, le capacità di attenzione ed elaborazione visiva, la memoria di lavoro spaziale e visiva, con possibili benefici su particolari condizioni come la dislessia. 
Non solo un altro aspetto positivo dei videogiochi è rappresentato dal contatto sociale; in effetti, la pratica dei videogiochi è un’opportunità di interazione sociale e promuove, secondo alcuni esperti, lo sviluppo di un’intelligenza “di gruppo” che fa esercitare un sistema cognitivo complesso. 
Gli oppositori si appellano, invece, ai rischi legati all’eccessivo o scorretto utilizzo da parte dei bambini, che vanno dall’estraniamento dalla realtà alla mancanza di empatia, dalla sedentarietà al sovrappeso, dall’eccessivo senso di potere e controllo fino ai disturbi della vista. Inoltre, non sono da trascurare i contenuti violenti di alcuni videogiochi, che possono avere un forte impatto sul comportamento dei bambini. 
 È molto importante considerare che un uso eccessivo di videogiochi o strumenti elettronici può indurre forme vere e proprie di dipendenza, con possibili comportamenti da “astinenza” se il bambino viene privato del videogioco. 
Concludendo possiamo affermare che in linea generale, tutte le ricerche più recenti suggeriscono come l’impatto dell’uso di videogame sullo sviluppo cognitivo sia influenzato anche dall’età del bambino .

 Risultato immagini per bambini con i videogiochiRisultato immagini per bambini con i videogiochi

IL LAVORO MINORILE



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 Quello dello sfruttamento del lavoro minorile è una piaga che si è incrementata nel tempo a causa del disinteresse dei potenti del nostro pianeta. 


    La Convenzione sui diritti dell'infanzia 
L'articolo 32 della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia afferma che: 
" Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale." 
Detto in altre parole: ogni bambino ha il diritto di vivere la propria infanzia. E questo significa studiare e giocare. E non lavorare in una miniera o in un campo. 

                 Cos'è il lavoro minorile? 
Il lavoro minorile è definito come l’attività lavorativa che priva i bambini e le bambine della loro infanzia, della loro dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-fisico.  
Il lavoro minorile comprende varie forme di sfruttamento spesso causate da condizioni di estrema povertà, dalla mancata possibilità di istruzione, da situazioni economiche e politiche in cui i diritti dei bambini e delle bambine non vengono rispettati, a vantaggio dei profitti e dei guadagni degli adulti. 
 Molti bambini sono coinvolti nei processi produttivi dell’economia globalizzata: in agricoltura, in miniera, nei servizi e nelle industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione. I bambini sono spesso reclusi, emarginati, esposti a sofferenze fisiche e psicologiche. 
Definire il lavoro minorile non è semplice, come non è semplice riuscire a estirparlo.  
·           È mentalmente, fisicamente, socialmente e/o moralmente pericoloso per il bambino; 
·          Priva i bambini della possibilità di studiare, dal momento che devono lasciare la scuola prematuramente; 
·          Costringe i bambini a compiere lavori eccessivamente lunghi, faticosi e pericolosi. 
Nel mondo più di 240 milioni di bambini e ragazzi, compresi tra i 7 e i 17 anni, vengono sfruttati per lavori pesanti.  
La maggior parte di loro non può frequentare la scuola. Questi bambini lavorano per guadagnare dei soldi per aiutare la loro famiglia a sopravvivere: vivono in Asia, in Africa, in America meridionale ma anche in Europa e addirittura in Italia .  


 Il lavoro minorile nel mondo  Risultato immagini per lavoro minorile nel mondo cartina
                                                

Il mondo è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo di sradicare ogni forma di lavoro minorile entro il 2025, come previsto negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, e in base al trend attuale, in quella data, vi saranno ancora 121 milioni di minori vittime di sfruttamento lavorativo. 
 Quasi la metà del totale (72 milioni) si trova in Africa, con Afghanistan, Pakistan, Sudan, Yemen e Somalia che fanno registrare le percentuali più alte di bambini tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro minorile. In questi Paesi, infatti, lavora più di 1 bambino su 2; quasi 1 su 3 (29%) se si considera l’area dell’Africa subsahariana dove, rispetto al passato, la lotta al lavoro minorile non soltanto non ha fatto registrare alcun miglioramento ma, al contrario, ha visto un incremento del fenomeno. 

 Il lavoro minorile in Italia

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Questa terribile piaga non risparmia neanche l’Italia dove, solo negli ultimi due anni, sono stati accertati più di 480 casi di illeciti riguardanti l’occupazione irregolare di bambini e adolescenti, sia italiani che stranieri.  Secondo l’ultima indagine sul lavoro minorile i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno erano stimati in 260.000, più di 1 su 20 tra i bambini e gli adolescenti della loro età. 


Il lavoro minorile nelle multinazionali 
                                      

Tra le grandi multinazionali coinvolte nello sfruttamento della mano d’opera minorile, possiamo menzionare la Coca Cola o la Apple nelle cui fabbriche dislocate in Cina sono stati trovati nel 2010 ben 91 bambini lavoratori. Oppure della Mc Donald’s, della Nike o ancora della Timberland. 
  Le multinazionali in genere appaltano il lavoro a ditte locali, le quali a loro volta lo subappaltano a ditte più piccoleIn questo "giro" si annida il lavoro dei bambini, difficilissimo da scovare, soprattutto perché, purtroppo, spesso è tollerato, se non addirittura legale.  Ad esempio, in Indonesia il lavoro minorile è legalizzato (ma solo per 4 ore al giorno) e le piccole tute blu dell'industria manifatturiera sono almeno 300.000. Per salari bassissimi bambini e bambine lavoratori di 10-12 anni, assunti al posto dei genitori, vivono lontano dalle famiglie, poverissime e rurali. 
               
Progressi e Obiettivi 

 Negli ultimi vent’anni sono stati tuttavia compiuti significativi passi avanti per contrastare il fenomeno. Nel 2000, infatti, il lavoro minorile coinvolgeva 246 milioni di bambine e bambini, 94 milioni in più rispetto alla situazione attuale, questi progressi hanno riguardato soprattutto Asia centrale e Europa Orientale. 
 L’obiettivo principale è quello di spezzare il circolo della povertà.  
La strada verso l’abolizione del lavoro minorile è complessa e gli interventi avvengono gradualmente: 
il primo riguarda il sostegno all’economia familiare, in modo da rendere meno necessario il ricorso al lavoro dei più piccoli, con iniziative per aumentare il reddito e sostenendo i costi per l’istruzione dei bambini; 
- il secondo intervento riguarda la sensibilizzazione della società sull’importanza di prevenire ogni forma di sfruttamento; 
- iterzo  invece riguarda l'istruzione, con azioni che favoriscono il reinserimento a scuola dei bambini lavoratori e la sensibilizzazione della  prevenzione dell'abbandono scolastico. 

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Così diceva Iqbal Masih , un bambino pakistano diventato in tutto il mondo simbolo della lotta contro il lavoro minorile. 
 Venduto dalla sua famiglia a un fabbricante di tappeti che lo costrinse a lavorare sottonutrito e incatenato a un telaio, Iqbal riuscì a fuggire e iniziò a partecipare a dibattiti e manifestazioni contro la schiavitù dei minori.        

                                   
 L’educazione è l’arma con cui sconfiggere il lavoro minorile. Rendere accessibile l’istruzione a tutti quei bambini che non possono più andare a scuola, o che non ci sono mai andati perché costretti a lavorare, significa restituire loro una parte dell’infanzia di cui sono stati privati. E significa anche permetter loro di sviluppare le proprie capacità e abilità, per diventare adulti consapevoli e godere appieno dei loro diritti.