martedì 12 febbraio 2019



       Le problematiche riguardanti l’insegnamento ai                                              bambini stranieri 


PREMESSAIo, studentessa del liceo delle scienze umane Fabrizio de André di Brescia, ho vissuto la mia esperienza di alternanza scuola lavoro per due settimane dal 21 gennaio al 2 febbraio; questa si è svolta nella scuola primaria Divisione Acqui IC Ovest di Brescia insieme ad altri 4 stagisti della mia scuola. Sono stata assegnata alla classe 1^B con la quale ho lavorato per tutta la settimana: normalmente svolgevo attività di supervisione alle lezioni, ma in alcune occasioni ho avuto la possibilità di seguire un bambino con sindrome di Down o un bambino con ritardi mentali e iperattivo; inoltre ho collaborato con la docente di arte della classe organizzando un lavoro di arte sull’opera “Notte stellata” di Vincent Van Gogh. Nella scuola era presente  una grande percentuale di bambini stranieri molti dei quali non conoscevano minimamente l’italiano e questo comportava dei problemi alle maestre della classe che dovevano preparare delle lezioni differenti ai bambini stranieri e seguirli in maniera più accurata in contemporanea al lavoro svolto dal resto della classe.  

DATI: Secondo una ricerca dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) i minori stranieri in Italia nel 2015 sono 1.085.734 rispetto ai 933.228 del 2011: in pratica sono aumentati del 16% in quattro anni, sempre nel 2015 in Italia il 13% dei bambini tra gli 0 e i 5 anni era straniero. Il 36% dei minori extracomunitari viene dall’Africa, il 29% dall’Europa, il 28% dall’Asia e il 7% dall’America. Il 17% è marocchino, il 14,7% albanese, il 9% cinese, il 4,6% egiziano e il 4,1% indiano. La media nazionale per i nuovi nati stranieri è del 14,8% ma i dati dei diversi territori italiano variano molto da Regione a Regione. In Emilia Romagna, ad esempio, è straniero quasi un neonato su 4 (24%) e in Lombardia più di uno su cinque (22,5%). Al Sud e nelle isole sono nati meno bambini stranieri: si va dal 6,9% della Calabria                                                                      al 3,9% della Sardegna. 

SVOLGIMENTO: Le difficoltà che questi bambini spesso incontrano in ambito scolastico coinvolgono un insieme di fattori di cui quelli cognitivi sono solo una parte. Il bambino straniero che si trova a svolgere il proprio percorso scolastico nel sistema italiano è in molti casi in ritardo nell’apprendimento scolastico o comunque non ottiene risultati paragonabili a quelli dei suoi compagni italiani. Infatti, dopo un periodo di adattamento e assestamento nel contesto italiano e apprendimento della nuova lingua, rispetto alle difficoltà quello che ci si aspetterebbe è che la percentuale di bambini e ragazzi stranieri in difficoltà dovrebbe avvicinarsi a quella dei loro compagni italiani; i  dati del MIUR però ci mostrano una situazione ben diversa: il 42.5% degli alunni stranieri (di tutti gli ordini di scuola), infatti, si trova in una situazione di ritardo scolastico, a fronte di un ben più contenuto 11.6% degli alunni con cittadinanza italiana 
Quello che si osserva è che, quando non sono presenti difficoltà specifiche o disturbi di altro genere, le difficoltà maggiori per i bambini di origine non italiana consistono inizialmente nel l’apprendimento dell’italiano e in seguito nell’uso della lingua per comprendere i testi scolastici delle diverse materie e poterli studiare. Quando, al di fuori del contesto scolastico, i bambini sono esposti in maniera prevalente alla loro lingua di origine, anche se nati e scolarizzati in Italia, possono incontrare difficoltà scolastiche legate alla lingua. In questo contesto le istituzioni scolastiche italiane, in particolare la scuola primaria e secondaria di 1° e 2° grado si presentano poco preparate ad accogliere ed integrare i nuovi studenti che, soprattutto nel periodo iniziale hanno bisogno di un sostegno culturale e psicologico per inserirsi nel nuovo mondo culturale e nel nuovo sistema di comunicazione a scuola e nella società

A tale scopo indispensabili sono i mediatori culturali che gestiscono e coordinano la comunicazione tra i bambini stranieri e i loro genitori e lscuola.                                                  
 E' opportuno che le scuole italiane si attivino in tre fondamentali ambiti: 
  • 1 L'insegnamento dell’italiano come lingua seconda; 
  • 2 Promozione dell’educazione interculturale con specifici progetti e iniziative; 
  • 3 Collaborazione con le strutture formative presenti nel territorio (comune, biblioteca, centri interculturali, associazioni)  
Il punto fondamentale è certamente la formazione dei docenti italiani in ambito linguistico ed interculturale, in modo che essi possano conoscere e meglio affrontare i problemi dell'educazione interculturale e dell'educazione linguistica per gli alunni stranieri, per i quali vanno adottati metodi di insegnamento dell’italiano come lingua seconda e non come lingua madre.  

CONCLUSIONE: Durante la mia esperienza ho riscontrato questa situazione di difficoltà e proprio per questo motivo posso ritenere che la mia alternanza scuola-lavoro sia stata utile ed efficace in quanto ho potuto vedere e vivere in prima persona le problematiche di una classe e di una maestra dei nostri tempi, ma soprattutto ho avuto la possibilità di mettermi in gioco per trovare delle soluzioni ai problemi di integrazione.