martedì 12 febbraio 2019

EDUCARE ALL’INTERCULTURA 
   Alternanza scuola lavoro
  

Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, cogli l’occasione per comprendere.
                                                                                                                                            (Pablo Picasso)

Premessa:

Quest’anno, durante il periodo che va dal 21.01 al 1.02 2019, ho svolto la mia prima esperienza ASL presso la scuola elementare Crispi a Brescia. Appena arrivata sono stata assegnata ad una quarta elementare, la quarta B per l’esattezza, nella quale ho trovato un ambiente accogliente, bambini dolcissimi e insegnanti disponibili e attenti a qualsiasi bisogno. 
 In questa classe vi erano bambini di diverse etnie, molti nati e cresciuti in Italia, altri immigrati da poco. Infatti, soprattutto durante la lezione di materie umanistiche, mi hanno affiancato a due bambini di origine cinese i quali, giunti in Italia poco più di un anno orsono, facevano molta fatica a distinguere alcune lettere e, ovviamente, a capire il significato di alcune parole. Il mio compito era quello di spiegare il senso delle parole che non sapevano e, durante i dettati, ripetere più lentamente parole complesse a livello fonico. Una cosa che mi ha colpito molto è stato il forte la forte situazione di interculturalità che si avvertiva appena varcata la porta dell’aula. 

DATI: 

Educare all’intercultura significa creare la disponibilità di confronto e di reciproco scambio di conoscenze tra paesi e istituzioni diversi, in un clima di dialogo e solidarietà.  La presenza di bambini che hanno un’esperienza, diretta o famigliare, di migrazione rappresenta un dato strutturale del nostro sistema scolastico, infatti gli alunni con cittadinanza non italiana vanno oltre il 9% sul totale della popolazione scolastica (fonte: Miur). 

Perciò la velocità dell’integrazione dipende soprattutto dalla scuola, la quale è sollecitata a nuovi compiti educativi. Infatti la legge n. 205 del 1990 e la n. 73 del 1994   propongono la scuola come mediatrice di culture diverse, o la c.m. 5-1-94 che stabilisce il diritto-dovere dei bambini immigrati, anche in situazione di illegalità, di frequentare la scuola e prevede specifici dispositivi di accoglienza. 

Svolgimento:

L'Italia ha cominciato a misurarsi con la questione dell'educazione interculturale in ritardo rispetto agli altri paesi europei, esattamente appena nella seconda metà degli anni Ottanta, quando nelle scuole italiane la presenza di bambini provenienti da famiglie immigrate si è fatta più evidente. 
Il fenomeno dell'ingresso in aula degli alunni stranieri si manifestò con un incremento costante e la prospettiva per gli anni futuri è che il fenomeno sarà sempre più in crescita.
 Le istituzioni scolastiche si sono mostrate fin da subito sensibili a questa problematica, infatti fin dalla fine degli anni 80 sono state emanate delle circolari ministeriali che prendevano atto della situazione creatasi sul territorio e sottolineavano l’importanza dell’educazione interculturale in tutte le classi, anche quelle dove la percentuale di stranieri era minima.

Con l'inserimento dei bambini immigrati nella scuola si è pervenuti alla 
valorizzazione e affermazione dell’intercultura che è oggi uno dei principi fondamentali a cui fanno riferimento gli orientamenti della scuola statale italiana. 

Infatti è nella scuola che famiglie con storie diverse possono imparare a conoscere le diversità culturali e religiose, superare le reciproche differenze, sentirsi responsabili di un futuro comune. Inoltre l’interculturalità aiuta le scuole ad allargare la propria offerta formativa promuovendo il dialogo e la convivenza costruttiva tra soggetti appartenenti a culture diverse. 

Nel corso della mia esperienza lavorativa la classe quarta B, che era composta maggiormente da stranieri, durante l’ora di religione era impegnata in un progetto basato sulla conoscenza delle diverse religioni presenti nella classe. 
Quindi nessuno usciva dalla classe per fare alternativa, ma tutti rimanevano all’interno per far conoscere agli altri la propria cultura d’origine. In queste ore i bambini lavoravano in gruppo, collaborando e portando varie informazioni da casa sulla loro fede per poi esporle alla classe. Il risultato di questo lavoro è stato un cartellone con diverse informazioni sulle tre religioni presenti nella quarta B: cristianesimo, islam e sikh.   Per questo le scuole se ben attrezzate, possono diventare laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza

L' obiettivo primario dell’educazione interculturale comporta non solo l’accettazione e il rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento della sua identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento. 



Conclusione: 

Considero molto proficuo l’esperienza di ASL nelle scuole perché ti permette di venire a contatto, con una prospettiva diversa dal solito, delle realtà culturali diverse e delle metodologie semplici ma allo stesso tempo efficaci che fanno fronte all’ostacolo culturale e di dialogo in una classe interculturale.


Sia alunni che maestri mi hanno subito reso partecipi delle lezioni assegnandomi compiti precisi e chiedendo la mia opinione su lezioni e argomenti trattati. Inoltre è stato molto interessante vedere come i bambini si sono relazionati molto velocemente ad un’estranea e di come fin da subito sono diventata un loro punto di riferimento.