lunedì 18 febbraio 2019


L’INTERCULTURA NELLE SCUOLE 



Premessa 

Durante la nostra alternanza,che noi riteniamo sia stata un bagaglio per il nostro futuro, ci siamo impegnati a trecentosessanta gradi  nel dare il massimo e vivere appieno l’esperienza.

Il nostro tirocinio si è svolto presso la scuola primaria statale “Alessandro Volta”, tra le giornate di Lunedì 21/01/2019 e Venerdì 01/02/2019 come affiancamento all'insegnante. 
Siamo stati assegnati a due classi prime. La scuola in cui abbiamo svolto l’alternanza era composta perlopiù da bambini extracomunitari dell’Est Asiatico, più comunemente da Paesi come India, Pakistan e Bangladesh. La media di giovani italiani era piuttosto bassa:  uno per classe. Ma siamo a conoscenza del fatto che in alcune classi non ce n'erano.
Le maestre con le quali abbiamo svolto le nostre attività sono state molto accoglienti, ci hanno permesso di lavorare sin dal primo giorno, forse perchè un aiuto sarebbe stato utile dal momento che i bambini essendo molto piccoli erano indisciplinati ,  però dati i risultati ciò ha giovato molto, sia a noi, che ha permesso di arricchire le nostre esperienze, sia agli alunni, ai quali è stata di gradimento la nostra presenza, sia ai docenti, che hanno approfittato per prendere una pausa dopo mesi di duro lavoro e farci prendere la cattedra. La materia con la quale abbiamo trovato più difficoltà è stata italiano, e penso sia ovvia la motivazione, mentre con matematica, avendo un linguaggio universale,ha fatto sì che potessimo comunicare facilmente con i bambini e di conseguenza aiutarli.  

Dati:
La presenza crescente nelle aule scolastiche di bambini e ragazzi che hanno una storia, diretta o famigliare, di migrazione è un dato ormai strutturale del nostro sistema scolastico. Gli alunni con cittadinanza non italiana sono più di 800.000, oltre il 9% sul totale della popolazione scolastica.  La maggioranza di questi studenti è nata e cresciuta in Italia. Sono figli di immigrati, di seconda e terza generazione. Anzi sono “nuove generazioni italiane”, così essi stessi hanno deciso di definirsi e di riunire le diverse associazioni giovanili di cui fanno parte in un Coordinamento nazionale e a volte parlano l’italiano con le inflessioni locali delle nostre lingue e dialetti regionali.   

processi migratori in atto a livello globale hanno modificato anche la 
scuola e la sollecitano a nuovi compiti educativi. Dipendono infatti anche dalla scuola la velocità e la profondità dell’integrazione di una componente ormai strutturale della popolazione. Dipende dagli esiti dell’esperienza scolastica dei figli dei migranti la possibilità di un Paese di contare, per il suo sviluppo economico e civile, anche sulle intelligenze e sui talenti dei “nuovi italiani”. E’ nella scuola che gli studenti con background migratorio possono imparare una con-cittadinanza ancorata al contesto nazionale e insieme aperta a un mondo sempre più grande, interdipendente, interconnesso. In questa scuola tutti i bambini e i ragazzi si “allenano” a convivere in una pluralità diffusa. E’ infine anche nella scuola che famiglie e comunità con storie diverse possono imparare a conoscere le diversità culturali e religiose, superare le reciproche diffidenze, sentirsi responsabili di un futuro comune. Gli alunni e gli studenti di origine non italiana possono essere un’ occasione di cambiamento per tutta la scuola, lo specchio di come sarà l’Italia di domani. Per questo le scuole se ben attrezzate, possono diventare laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza. Competenze degli insegnanti e dei dirigenti, creatività delle autonomie scolastiche, partecipazione attiva degli studenti e delle famiglie, collaborazione con gli Enti locali e con le associazioni del territorio caratterizzano questa linea d’impegno.   


SVOLGIMENTO :


 Durante il nostro tirocinio ci sono stati momenti di difficoltà nella gestione della classe. Un esempio che riportiamo è quello di un bambino che aveva il brutto vizio di appropriarsi del materiale scolastico altrui. Ogni volta che nella classe spariva un oggetto si pensava subito a lui; il problema era di non farsi il pregiudizio che fosse stato sempre quel bambino, quindi avevamo il compito di indagare sulla veridicità delle accuse rivolte a lui. Cercavamo di mantenere l’ordine sui bambini assieme all’insegnante e al contempo di evitare che diventasse il capro espiatorio. Oppure,il caso di un bambino problematico, che in un momento di rabbia ci diede un pugno sullo stomaco. Bisognava far capire al bambino che avesse sbagliato per evitare di ripetere l’errore e soprattutto fargli capire che non ci fosse una sorta di accanimento contro di lui, visti i suoi precedenti richiami a un comportamento adeguato. La scuola primaria, che, nel nostro Paese, è il grado iniziale della scuola dell'obbligo del sistema d'istruzione, deve promuovere il dialogo interculturale, insegnando agli alunni che la differenza di razza, genere, religione, cultura non significa diversità, in quanto ognuno è irripetibile, unico proprio grazie al bagaglio che si porta dietro. Uno dei compiti fondamentali della scuola è integrare, accogliere e valorizzare le diverse numerose riscontrabili nella popolazione scolastica, siccome se questo non dovesse capitare si potrebbero determinare dei comportamenti disfunzionali che influiscono in modo negativo sia sulla partecipazione dell'alunno alla vita scolastica, sia sulle proprie capacità d'apprendimento.  I libri di testo attualmente, si aprono all'intercultura sempre di più, così anche come le discipline d'insegnamento, per esempio, la geografia e la storia potrebbero essere riorganizzate dai professori, tramite dei percorsi che siano maggiormente orientati allo studio di culture ed anche diversi luoghi. E infatti nella scuola primaria nella quale siamo stati la storia e la geografia erano state riorganizzate a seconda delle esigenze dei bambini, scelta più che adeguata visti gli alunni chiaramente in difficoltà.  

CONCLUSIONI :
In conclusione pensiamo che in scuole nelle quali sono presenti in maggior parte stranieri, bisognerebbe valorizzare come detto in precedenza ogni alunno di qualsiasi nazionalità e dal momento che noi lo abbiamo sperimentato con il nostro tirocinio possiamo assicurare che ciò sia una buona idea perché permette di integrare tutti gli alunni extracomunitari e al contempo di imparare maggiori informazioni.Per valorizzare i bambini stranieri noi intendiamo metterli alla pari degli altri bambini e non isolarli.   Perché isolandoli si rischia di demoralizzarli.